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Comune di Patrignone
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Di origine medievale, Patrignone fu possedimento farfense dal 1074, per essere poi ceduta alla città di Ascoli. Dopo essere stata a lungo frazione di Montalto, fu comune autonomo dall'età napoleonica fino all’Unità d’Italia. Nel 1866 fu aggregata di nuovo all'attuale capoluogo, dal quale dista soli 2 km. Conserva l'impianto storico, suggestivamente incastonato nel paesaggio collinare, con porte, residue di una cinta muraria, ed edifici dei secoli XV - XVII, fra cui la chiesa romanico-gotica di Santa Maria de Viminatu. Anche Patrignone in quanto castello di Ascoli prende parte all'annuale Torneo cavalleresco della Quintana.

Comune di Pesaro

Durante l'alto Medioevo, Pesaro, appartenne alla realtà politica della Pentapoli bizantina. Il governo bizantino si protrasse anche successivamente alla conquista longobarda dell'Italia ed ebbe fine con la caduta di Ravenna nel 751, ad opera di re Astolfo. Questi occupò la Pentapoli promettendola allo Stato della Chiesa che riuscì ad ottenerne il possesso definitivo nel 962 grazie al re franco Ottone I.
Nella prima metà del sec. XII, Pesaro, fu un fiorente comune e seguì le sorti delle parti imperiali, ma alla fine del secolo tornò sotto l'egida papale, con tutta la Marca anconetana.
Ristabilito all'inizio del sec. XIII il comune, passò per volere di Innocenzo III agli Estensi. A lungo ghibellina, durante il regno di Federico II si ribellò all'Impero per aderire alla lega delle città guelfe della Marca.
Nel 1259 fu costretta all'obbedienza da Manfredi, ma alla morte di questi, nel 1266, tornò alla Chiesa.
La città entrò poi nell'orbita dell'espansione territoriale dei Malatesta, che la possedettero definitivamente con Giangiotto (1285-1304) il quale, divenutone podestà, ne fu di fatto signore. Il dominio malatestiano, sanzionato da conferimento papale del vicariato, durò sino al 1445 allorché fu venduta da Galeazzo Malatesta ad Alessandro Sforza per denaro.
La nuova dominazione terminò per volontà di Giulio II che volle unire la città ai dominii del nipote Francesco Maria Della Rovere, già signore di Senigallia e duca d'Urbino (1512). All'atto della devoluzione del ducato d'Urbino (1631) fu istituita una legazione cardinalizia che ebbe sede alternativamente ad Urbino ed a Pesaro.
Con l'avvento del Regno napoleonico, nel 1808, Pesaro divenne capoluogo del II distretto, nell'ambito del dipartimento del Metauro, e sede di viceprefettura con competenze anche sui cantoni di Fano e Fossombrone.
Durante la Restaurazione entrò a far parte della delegazione di Urbino e Pesaro, distretto di Pesaro e fu sede di governatorato.
Con l'Unità d'Italia fu definito capoluogo di provincia, sede di mandamento.
Con l'unità d'Italia il Comune di Pesaro fu definito capoluogo di Provincia, sede di mandamento. Tra la seconda metà del XIX secolo ed il 1929 gli furono aggregati i territori dei Comuni di Candelara, Fiorenzuola di Focara, Ginestreto, Novilara e Pozzo Alto. Gli archivi prodotti dai suddetti Comuni vennero quindi uniti all'archivio del Comune di Pesaro.

Comune di Porchia
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Anche il territorio di Porchia è abitato fin dall’antichità, esistendo testimonianza della presenza di necropoli sia picene che romane ma la fondazione vera e propria risale al IV secolo, durante le invasioni barbariche; il borgo prende il nome di Porcia. Nel 1291 il Papa ascolano Niccolò IV attribuisce al castello la prima forma di autonomia, ammettendolo all'elezione del podestà, di lì a poco Porchia entra a far parte dei castelli di Ascoli la quale offre a sua volta aiuto militare al castello. Di questo status la frazione reca tuttora traccia, con la partecipazione della sua rappresentanza alla Quintana di Ascoli Piceno. Nel 1377, il più spavaldo, valoroso ma anche crudele dei signori ghibellini, Boffo da Massa realizza una piccola signoria al confine tra gli stati di Fermo e di Ascoli Piceno costituita da Carassai, Castignano, Cossignano e Porchia. Nel 1380 Antonio di Acquaviva della famiglia dei duchi di Atri, fece prigioniero Guarniero, figlio di Boffo e lo rinchiuse nel carcere di Santa Vittoria minacciando di ucciderlo se il padre non gli avesse consegnato i castelli di Porchia e Cossignano. Il 4 settembre 1387 Boffo da Massa viene ucciso a Carassai. Cossignano, il giorno dopo la morte del Tiranno, e Porchia, il giorno successivo, si confederarono con Fermo. Nel 1586 il motaltese papa Peretti, Sisto V, elevando a sede vescovile la sua città, ne ricaverà il territorio dalla diocesi ripana, scorporandone anche Porchia. Il primo vescovo di Montalto, Paolo Emilio Giovannini, è nativo del castello e i fornaciai porchiesi forniscono i mattoni per la costruzione della nuova cattedrale.Il comune di Porchia cessa di esistere nel 1861, sopraggiunta l’Unità d’Italia e accorpato definitivamente al comune di Montalto delle Marche.