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Fronte della gioventù - FDG
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Il Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale e per la libertà, o Fronte della gioventù, fu la più nota ed estesa organizzazione giovanile partigiana durante la lotta di Liberazione in Italia. Venne costituito a Milano nel gennaio 1944, in forma unitaria, dai rappresentanti dei giovani comunisti, socialisti, democratici cristiani, ai quali si unirono subito i giovani liberali, del Partito d'Azione, repubblicani, cattolici, le ragazze dei Gruppi di Difesa della Donna (dai quali in seguito sorgerà l'UDI), i giovani del Comitato contadini. La base ideale e programmatica fu elaborata da Eugenio Curiel, membro della direzione del Partito Comunista, che lo guidò fino alla morte.

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La Camera del lavoro provinciale di Pesaro e Urbino si costituisce a Pesaro il 3 giugno 1907 con la denominazione di Camera del lavoro (Cdl), il discorso inaugurale è tenuto dall'avvocato Giuseppe Filippini al quale si deve l'intensa attività a favore delle leghe mezzadrili e delle lotte per la riforma dei patti colonici.
Il 3 giugno viene approvato lo statuto e formata una Commissione provvisoria con lo scopo di organizzare le categorie non ancora costituite in leghe.
A partire dal 1908 si intensifica l'attività organizzativa e si costituiscono le prime leghe: la lega dei marinai, dei contadini e ortolani, la società femminile operaia e la Fratellanza fabbri meccanici che approva il suo statuto e aderisce alla Confederazione generale del lavoro (Cgdl) e alla Federazione italiana operai metallurgici (Fiom).
L'attività delle leghe prosegue in parallelo con quella della Camera del lavoro e nel corso dei primi anni viene annunciata più volte la nascita della Camera del lavoro, fino al 1911 quando viene eletto Segretario Giuseppe Ricci. Il 15 marzo 1914 si tiene il I Congresso camerale con la presenza di 24 leghe per 1641 iscritti, un secondo Congresso si tiene nel febbraio 1915, ma il 5 giugno, dopo una fase di divergenze fra il Consiglio generale e il Segretario Ricci, viene comunicata al Ministero dell'interno lo scioglimento della Camera del lavoro.
La rinascita della Camera del lavoro avviene nel 1919 in un clima completamente cambiato, nell'arco di un anno si triplicano gli iscritti dopo le dure lotte contro la disoccupazione e con l'adesione dei lavoratori delle miniere di zolfo, delle fonderie e dei lavoratori del settore terziario.
Le lotte più dure sull'intero territorio provinciale riguardano i mezzadri per il rinnovo dei patti colonici e i contadini rappresentano la componente più significativa della Commissione esecutiva eletta al Congresso camerale del 29 aprile 1920. Dopo il 1924 a seguito delle violenze squadriste e della formazione di sindacati fascisti che diventano gli unici interlocutori riconosciuti, la Confederazione generale del lavoro si scioglie.
Il secondo dopoguerra vede la rinascita della Camera confederale del lavoro (Ccdl) con tutte le componenti presenti nel Comitato di liberazione nazionale, la Segreteria viene infatti formata dai comunisti Bruno Alciati, Segretario generale, e Augusto Gabbani, dal democristiano Arnaldo Forlani, dall'azionista Giovanni Giordani e dal socialista Dante Spallacci che era presente anche nella Commissione esecutiva eletta al I Congresso del 1914. Nel 1945, nonostante le difficoltà organizzative interne, è presente un'intensa attività di contrattazione che porta, nel corso dell'anno, alla sottoscrizione di accordi per i metallurgici, i lavoratori dei laterizi, i fornai, tipografi, marinai e naviganti, falegnami, braccianti, lavoratori di alberghi e mense, fabbri, addetti al commercio e facchini.
Il I Congresso unitario della Camera confederale del lavoro (Ccdl) si tiene a Pesaro dal 22 al 24 aprile 1947, preceduto e seguito da contrasti e malcontenti per la scelta di nominare i delegati in base al peso delle diverse componenti, che porteranno nel 1948 alla rottura fra la componente democristiana e quella socialista e comunista.
Il II Congresso del 1949 segue un anno di aspre lotte che vede anche il ricorso agli "scioperi alla rovescia". La Cgil registra un aumento considerevole degli iscritti e fra i dirigenti la componente comunista prevale nettamente. La Camera del lavoro ha in questi anni una struttura organizzativa debole che registra contrasti di ordine politico fra le diverse componenti e la mancanza di coordinamento della Camera del lavoro e delle categorie ha ricadute negative sull'attività del sindacato.
Nel 1949 si decide di allargare la segreteria confederale a cinque componenti, fra i quali due dirigenti del mondo contadino per controllare l'eccessiva autonomia della Confederterra. Le uniche due categorie organizzate, con dirigenti stipendiati, sono infatti la Federmezzadri e gli edili. La Federmezzadri, alla fine degli anni Quaranta, contava 17 funzionari e dirigenti stipendiati, con una grande sproporzione con le altre categorie e soprattutto con la Camera del lavoro.
Nel 1951 molti dirigenti passano a ricoprire incarichi politici e la Segreteria ritorna a tre componenti con cooptazioni che provocano dissapori e dissidi interni. La Segreteria è formata da un Segretario generale (Giuseppe Angelini e poi Giuseppe Chiappini dal 1953), un responsabile dell'organizzazione (Elmo Del Bianco) e uno dell'amministrazione (Silvio Gentili). A Nino Gabbani viene affidato l'Ufficio vertenze.
Il III Congresso dell'ottobre 1952, che si svolge in un clima di grande tensione sociale con le lotte dei minatori di Perticara, degli operai della Montecatini e le manifestazioni dei mezzadri, è preceduto dal III Congresso della Federmezzadri che si conferma come la categoria più importante, con oltre 29.000 iscritti e 390 leghe di frazione e contrada.
Ma il declino della Federmezzadri inizia negli anni immediatamente successivi e il V Congresso del 1957 presenta dati preoccupanti: gli iscritti scendono a 27000 e l'abbandono delle campagne fanno perdere alla Federmezzadri 117 capilega e 200 componenti dei Comitati direttivi di lega.
La fine degli anni Cinquanta registra un momento critico per la Cgil, Giacomo Mombello, che era stato eletto Segretario al IV Congresso del 1956, nella relazione presentata al V Congresso del 19-20 marzo 1960, presenta i dati della crisi: il calo degli addetti in agricoltura, la chiusura e la contrazione delle principali attività industriali (le filande, le miniere, la fonderia di Pesaro).
La fine degli anni Sessanta è segnata da profondi cambiamenti, il settore del legno vede aumentare gli addetti a scapito dei lavoratori dell'agricoltura crollati in pochi anni così come gli edili e la Camera del lavoro è costretta ad analizzare i motivi politici e organizzativi della crisi. Aldo Bianchi nel 1966 si chiede: “il nostro movimento, lo stato organizzativo delle nostre organizzazioni ai diversi livelli, la preparazione del nostro quadro dirigente sono adeguate e quindi all'altezza per affrontare con cognizione di causa tutti questi nuovi problemi nelle fabbriche, nelle campagne e negli uffici?”.
Dopo il Sessantotto giovani operai e studenti si avvicinano al sindacato e oltre alle rivendicazioni salariali e alla difesa del posto di lavoro entrano nel sindacato anche temi come la pace, il disarmo completo e controllato e lo sviluppo economico e sociale dell'intera umanità.
Con il Convegno di Montesilvano del novembre 1979, viene avviata la ristrutturazione dell'organizzazione della CGIL; nel X congresso nazionale del 1981 vengono mantenuti i livelli territoriali nazionale e regionale, mentre la struttura confederale, che aveva competenze sul territorio provinciale, viene sostituita dalla struttura territoriale con un ambito di azione comprensoriale.
Il Congresso della Camera del lavoro, tenuto a Urbino il 29, 30 giugno e 1 luglio 1981, è quindi il I Congresso della Camera del lavoro territoriale di Pesaro.
La provincia viene divisa in due comprensori: Pesaro e Fano, Pesaro a sua volta è suddiviso in due zone (Pesaro, Urbino) e comprende altre 4 Cdl (Gabicce, Novafeltria, Macerata Feltria, Urbania).
Negli anni Ottanta l'intero comprensorio di Pesaro comprende 40 comuni, 3 Comunità montane (Alto e medio Metauro, Montefeltro, Alta Val Marecchia), oltre 15.676 iscritti attivi e 10.232 pensionati e presenta nella zona di Pesaro un'accentuata industrializzazione in particolare legno, metalmeccanica, edilizia; nella zona di Urbino invece è molto diffuso il lavoro nero e a domicilio per via delle industrie piccole e artigianali.

MdM_IT_E_00096 · Corporate body · 1886 mar. 26 - 2000

La società fu fondata nel 1888 con il nome di Società anonima delle miniere di Montecatini, per lo sfruttamento delle miniere di rame di Montecatini Val di Cecina. Per circa 10 anni la società si dedicò allo sfruttamento della Miniera di Caporciano, quindi, a seguito della scoperta di piriti ferrose in Maremma, passò alla produzione di acido solforico acquisendo concessioni di sfruttamento di miniere di zolfo, la più importante delle quali fu quella di Cabernardi (AN) che risultò essere la miniera di zolfo più grande d'Europa con i suoi circa 100 km di gallerie. Nel 1917 la società cambia la ragione sociale in "Montecatini Società Generale per l'Industria Mineraria" e negli anni 20 in "Montecatini Società Generale per l'Industria Mineraria ed Agricola". Nel 1910 viene chiamato a dirigere la società Guido Donegani, che avrà un ruolo determinante per la storia dell'azienda e del suo sviluppo. Sotto la sua direzione la società, dopo la prima guerra mondiale, entra nel settore dei prodotti chimici e raggiunge una posizione di preminenza sul mercato per la produzione di fertilizzanti fosfatici e azotati e del solfato di rame. Questi importanti risultati nel settore dei fertilizzanti sono dovuti anche alla collaborazione, iniziata nel 1921, con Giacomo Fauser, un ingegnere chimico novarese che aveva messo a punto un sistema per la produzione di ammoniaca a basso costo. Successive operazioni di acquisizione e incorporazione di aziende porteranno la Montecatini ad avere alla fine degli anni Trenta circa 50.000 dipendenti con attività che si estendono dal settore minerario (alunite, blenda, galena, marmo, pirite, zolfo) al settore metallurgico (alluminio, piombo, zinco), dall'industria farmaceutica ai coloranti, dagli esplosivi alle fibre sintetiche, dalle materie plastiche ai fertilizzanti. Dopo la Seconda guerra mondiale, sotto la guida di Carlo Faina e di Piero Giustiniani, la Montecatini sviluppa il settore degli idrocarburi e del petrolchimico. Nel 1959 la Montecatini avvia la realizzazione di uno stabilimento a Brindisi per la produzione di derivati polipropilenici, avvalendosi dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno. La realizzazione dello stabilimento si rivela un fallimento. Errori in fase di progettazione e di realizzazione dell'impianto comportarono maggiori costi e l'impegno finanziario che ne derivò influì pesantemente sul bilancio aziendale.
Nel 1966 Mediobanca idea e sostiene l'incorporazione della Montecatini nella Edison; la Montecatini cessa di esistere, mentre Edison, anche per non perdere un marchio storico dell'industria chimica, assume la nuova denominazione di Montecatini Edison e quindi di Montedison.
La Miniera di Cabernardi, attiva dal 1887 e in grado di produrre, fra il 1889 ed il 1899, 325.638 tonnellate di minerale dal quale si ricavarono 65.517 tonnellate di zolfo greggio, viene acquisita nel 1917. Un rapporto della Società Montecatini del 6 maggio 1952 riporta che l'area mineraria risultava essere in via di rapido esaurimento e si prospettava una riduzione della produzione e quindi della manodopera; l'optimum sembrava essere un quantitativo di 400-500 tonnellate giornaliere, che implicava un totale di operai variabile da 665 a 817 persone rispettivamente. Ciò significava dunque una drastica riduzione di oltre la metà del personale impiegato. Il 28 maggio 1952 la Miniera viene occupata dagli operai, a seguito della notizia di un'imminente chiusura dello stabilimento, che viene definitivamente reso inattivo nel 1959. Prima della chiusura definitiva (5 maggio 1959), furono collocati in pensione circa cento operai e più di trecento furono trasferiti negli stabilimenti di Pontelagoscuro, in Toscana, Sicilia e Trentino. Un'altra parte invece migrò in Belgio.

Montedison
MdM_IT_E_00098 · Corporate body · 1966 -

La Montedison nasce nel 1966 dalla fusione tra Montecatini ed Edison. La Edison, nata nel 1884 a Milano, è stata una delle prime aziende a sfruttare in Italia l'energia idroelettrica alla base della prima industrializzazione italiana, costruendo dighe lungo l'arco alpino, in particolare in Lombardia; già ai primi del ‘900 la Edison era uno dei gruppi industriali dominanti in Italia, suddividendosi il controllo del mercato elettrico nell'Italia del Nord con la SIP - Società idroelettrica piemontese, concentrata in Piemonte e Liguria, e la SADE, forte nel Nord Est.

MdM_IT_E_00064 · Corporate body · 1901 giu. 16 - [1926?]; 1946-

Le origini della Fiom partono dallo sciopero generale milanese del 28 agosto-6 settembre 1891 e la sua costituzione si ha con il Congresso, tenuto a Livorno il 16 giugno 1901, cinque anni prima di quello della Cgdl (Confederazione generale del lavoro). Con la sua rinascita nell’autunno 1945, ad opera di una commissione rappresentativa delle tre correnti della Cgil, la forza numerica e il riferimento alle origini del movimento assegnano alla Fiom un ruolo di avanguardia del movimento dei lavoratori. Al Congresso costitutivo, che si tiene a Torino dal 5 al 9 dicembre 1946, cambia il significato della sigla: da Federazione italiana operai metallurgici diventa Federazione impiegati operai metallurgici. Il Congresso elegge Segretario Giovanni Roveda che aveva svolto attività sindacale e politica dal primo dopo guerra, poi nella clandestinità e nella Resistenza. La Fiom, che nel dopoguerra conta oltre 600.000 iscritti, rappresenta l’indirizzo social comunista del sindacato e il prestigio della categoria deriva dalla centralità delle fabbriche metallurgiche nell’opposizione al fascismo e dal ruolo assunto nel corso della guerra e della Resistenza. La scissione del 1948 ebbe ripercussioni interne alla Fiom, anche se non in termine numerico degli iscritti che, al X Congresso nazionale, ammontavano a 609.094. Negli anni Cinquanta si apre una stagione di scioperi e rivendicazioni a cui il padronato risponde con discriminazioni, licenziamenti e con l’isolamento dei lavoratori impegnati nelle attività sindacali. E’ di questi anni la flessione del numero degli iscritti che, al Congresso di Livorno del novembre 1952, scendono a 507.360. La divisione sindacale ha come riflesso la firma, nel giugno 1954, di un accordo separato Confindustria con Cisl e Uil. Le minacce di cui erano oggetto i rappresentanti delle commissioni interne portano inoltre alle elezioni alla Fiat a dimezzare i voti della Fiom. Da questi risultati parte una riflessione che farà emergere come causa del voto non solo le intimidazioni del padronato, ma anche il progressivo distacco dell’organizzazione sindacale con la base operaia. Inizia quindi un radicale rinnovamento al vertice e dell’articolazione delle lotte che dovevano svolgersi fabbrica per fabbrica e non subordinate a una linea generale del movimento. Il Congresso del 1956 vede tuttavia il crollo degli iscritti ridotti a 265.836 e, nel 1959, a 185.183. Negli stessi anni riparte l’azione congiunta con Cisl e Uil e alla elezione della Commissione interna alla Fiat, nel 1958, la Fiom ottiene il 32% mentre la Film Cisl dal 45,9% scende al 13,9%. Nel 1960 al XIII Congresso di Brescia c’è un modesto aumento degli iscritti, che salgono a 191.162, ma alle elezioni delle commissioni interne la Fiom registra il 52,7% delle preferenze. Iniziano nuove forme di lotta e, nel dicembre 1960, gli operai celebrano il “Natale in piazza” con la benedizione dell’arcivescovo Montini che testimonia il riconoscimento dell’opinione pubblica delle buone ragioni della lotta sindacale. Gli anni Sessanta rappresentano il decennio, culminato nell' ”autunno caldo” in cui le ore di sciopero registrate e la perdita di produzione furono da record, da settembre a dicembre 1969 sono 184 le ore di sciopero dei metalmeccanici privati e 164 le ore dei metalmeccanici pubblici. Questa fase contrattuale è caratterizzata dal riavvicinamento fra le tre confederazioni e, nel processo di ritorno all’unità sindacale, la Fiom rappresenta la punta avanzata che porterà nel 1973 alla costituzione della Federazione lavoratori metalmeccanici (FLM). Le lotte degli anni Sessanta porta alla conquista di aumenti salariali uguali per tutti, con l’abolizione delle gabbie salariali, delle 40 ore di lavoro settimanali; del diritto di riunione all'interno della fabbrica e di assemblea retribuita per 10 ore annue, l'istituzione della rappresentanza sindacale aziendale. Diritti economici e sociali che vengono consolidati con la legge 20 maggio 1970, n. 300, lo “Statuto dei lavoratori”. Nel 1973 la Fiom, insieme alle altre componenti della Federazione lavoratori metalmeccanici, firma il settimo contratto nazionale, acquisendo le 150 ore di diritto allo studio e le quattro settimane di ferie a cui in segui si aggiunge l'indennità di malattia, d'infortunio e gravidanza.
Nella provincia di Pesaro e Urbino gli operai metalmeccanici organizzati sono 500 già nel 1945 e il primo Contratto collettivo di lavoro per gli impiegati e operai della Montecatini viene firmato dalla Camera del lavoro il 2 maggio 1945. La presenza della Fiom si registra nel corso dell'Assemblea pre congressuale di Fano del 7 marzo 1947 per il I Congresso della Camera confederale del lavoro dell'aprile 1947. Non è tuttavia presente il sindacato di categoria e l'attività viene seguita direttamente dalla Segreteria della Camera del lavoro. Il Segretario generale Cgil, Giacomo Mombello, scrive alla Fiom nazionale (18 gennaio 1963) per informare che non esiste una struttura organizzata della Fiom sul territorio provinciale, ma che è loro intenzione “chiedere ad un operaio - che si è molto distinto per attaccamento e combattività – di lasciare il lavoro e divenire segretario del Sindacato provinciale Fiom”. Fino alla fine degli anni Sessanta l'attività continua ad essere seguita dalla Segreteria della Camera del Lavoro. Il 27 giugno 1970 si tiene il 1° Congresso della Fiom di PesaroFederazione nazionale nel 1963, fino al I Congresso che si tiene a Pesaro il 27 giugno 1970. Al Congresso del 1973 Augusto Isotti viene eletto Segretario provinciale della Fiom - Cgil.

MdM_IT_E_00104 · Corporate body · 1956-

La Federazione italiana dei lavoratori del legno, dell'edilizia e delle industrie affini si forma nel 1956 con l'unificazione della Federazione italiana lavoratori edili e affini con la Federazione dei lavoratori del legno, boschivi e varie.

Sindacato nazionale scuola
MdM_IT_E_00105 · Corporate body · 1967 -

La storia del sindacato dei lavoratori della scuola è molto complesso e accanto ai sindacati Confederali aderenti alla Cgil, Cisl e Uil sono attivi negli anni molti sindacati autonomi.
Con il Congresso fondativo, il 28 aprile 1946 nasce la Federazione italiana della scuola (Fis) che comprendeva i lavoratori della scuola di ogni ordine e grado, dopo la scissione del 1948 la Fis esce dalla Cgil.
Nel 1967 per iniziativa di un gruppo di insegnanti si riuniscono nuclei autonomi e a dicembre ad Ariccia si tiene l'Assemblea costitutiva del Sindacato scuola Cgil, in cui vengono eletti un Comitato nazionale e una Segreteria provvisori.
Nel 1968 e 1969 si animano le proteste con scioperi per l'assistenza sanitaria diretta e il riassetto di carriere e retribuzioni e in questa fase si sviluppa la fase costituente del sindacato scuola Cgil, con l'estensione sul territorio della rete dei gruppi promotori, nei quali prevalgono gli insegnanti medi e nuclei di "non docenti". Il 17-20 dicembre 1970 si tiene il I Congresso del Sindacato Nazionale Scuola Sns-Cgil e il 23-26 maggio 1974 il II Congresso (a Pesaro il 30 aprile).