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Dopo la breve esperienza del Comitato di zona di Fano formatosi nel 1949, la cui attività, con ogni probabilità, non durò per più di tre anni(1), un 'nuovo' Comitato, denominato "Comitato di zona Basso Metauro", venne costituito nel 1962(2).
Sulla discontinuità dei due organismi, infatti, non ci sono dubbi. Al di là dell'assenza di fonti documentarie che attestino l'attività, nel decennio compreso tra il 1952 e il 1962, del Comitato istituito nel 1949(3), l'istituzione ex novo del Comitato è dimostrata dalla lettera con cui Alfideo Mili (a nome della Commissione Organizzazione della Federazione del PCI di Pesaro-Urbino) informò i Comitati direttivi delle Sezioni e delle Cellule di Fano che il Comitato federale "ha deciso la costituzione del Comitato Zona del Basso Metauro"(4).
Secondo quanto scritto da Mili, la "necessità" che aveva spinto la Federazione a "dare vita" al Comitato, la cui costituzione ufficiale avvenne l'8 aprile 1962 durante una riunione organizzata presso "la Sezione di Fano" (ovvero la Sezione Venturini), era stata determinata dallo "sviluppo industriale e alberghiero del Basso Metauro e di altri comuni il cui centro rimane Fano"(5).
Nella lettera di Mili, inoltre, sono elencati i comuni compresi nel 'nuovo' Comitato, ovvero Fano, Mondolfo, San Costanzo, Montemaggiore, Saltara e Cartoceto. Se si escludono le Sezioni del comune di Mondolfo, che non sempre furono comprese nel Comitato(6), e il breve periodo in cui questo si unì con il Comitato di Fossombrone(7), la zona di competenza del Comitato rimase invariata fino al suo scioglimento.
Al di là della motivazione ufficiale riportata da Mili, ovvero lo sviluppo economico del Basso Metauro, la costituzione del Comitato di zona di Fano rappresenta anche il punto di arrivo di un percorso finalizzato al decentramento territoriale avviato e concluso dal Partito per mezzo delle disposizioni statutarie approvate al termine dell'VIII e del X Congresso nazionale del PCI, ovvero tra il 1956 ed il 1962(8).
Un percorso che ha determinato la trasformazione di organismi 'intermedi' quali i comitati comunali e i comitati di zona da "strutture puramente esecutive" ad organismi elettivi e dotati di una propria autonomia(9). Se lo Statuto approvato dall'VIII Congresso, infatti, prevedeva che il Comitato di zona fosse eletto annualmente dall'assemblea dei Comitati direttivi delle Sezioni esistenti nella zona(10), quello approvato al termine del X Congresso, nel tredicesimo articolo dedicato ai "Compiti degli organismi decentrati", precisava infatti come organismi quali il Comitato cittadino, il Comitato comunale e il Comitato di zona avessero "compiti di elaborazione, di stimolo e di direzione dell'iniziativa politica nel comune, nella città o nella zona, sotto la direzione del Comitato federale, nel quadro della politica generale del partito" e come questi fossero tenuti a rispondere dell'attuazione della linea politica del Partito "dinnanzi alle assemblee che li eleggono e al Comitato federale"(11).
Come scrive Mili, del resto, il Comitato, "visto nel quadro del decentramento politico, ha il dovere di assumere la dovuta autonomia che gli compete alfine di essere in grado di elaborare e portare avanti il lavoro [...]"(12). Il Comitato di zona Basso Metauro, che condivideva la propria sede con la Sezione Venturini presso Palazzo Bambini (in via De Cuppis), almeno a partire dal 1964 venne eletto durante le Conferenze di organizzazione alle quali partecipavano i delegati eletti dalle Sezioni comprese nella zona(13).
L'attività del Comitato, i cui primi responsabili, tra 1962 e il 1967, furono Aldo Amati e Lamberto Martellotti(14), venne portata avanti soprattutto dagli iscritti della Sezione Venturini: se si scorrono i nominativi dei compagni eletti nel Comitato e nella sua segreteria ma anche quelli dei suoi responsabili, ci si accorge infatti come questi provenissero in maggioranza da quella stessa Sezione(15).
Ciò, unitamente a quanto disposto dalle disposizioni statutarie citate, e probabilmente anche a causa della condivisione della stessa sede, ha determinato la riduzione delle attività della Venturini. La Sezione infatti, come suggerisce la documentazione conservata nel suo archivio (e la stessa 'sorte' riguardò anche le altre Sezioni fanesi), sembra ridurre progressivamente la sua azione e la sua autonomia(16).
E' indicativo, del resto, che la quantità di documentazione conservatasi nell'Archivio della Sezione e del Comitato di zona, a partire dagli anni Sessanta, risulti essere prodotta per lo più dal Comitato, che oltre a coordinare le attività connesse al funzionamento interno delle Sezioni della zona (tesseramento, organizzazione di sottoscrizioni, diffusione della stampa) e a dettare la linea politica (si vedano i documenti prodotti al termine delle Conferenze di organizzazione) si sostituisce alla Venturini anche nell'organizzazione delle Feste de l'Unità e della propaganda elettorale che precede le elezioni. La dimostrazione della centralità del ruolo ricoperto dal Comitato, infine, è provata dai convegni e dalle iniziative (comizi e manifestazioni) promossi a partire dallo stesso anno della sua costituzione(17).
Dopo la già ricordata unificazione con il Comitato di zona di Fossombrone, avvenuta nel 1967 e durata probabilmente poco più di un anno(18), il Comitato, che nei documenti è quasi esclusivamente denominato come "Comitato di zona di Fano" tornò a comprendere quei comuni che gli erano stati assegnati al momento della sua costituzione (con l'eccezione, alla quale si è già accennato, del caso del comune di Mondolfo). Suoi responsabili furono quindi Franco Costanzi (dal 1968 al 1976) e Giuliano Lucarini (dal 1976)(19).
A testimonianza della crescente vitalità di questo organismo, infine, si sottolinea come, nella seconda metà degli anni Settanta, il Comitato diede vita a sei Commissioni di lavoro incaricate di affrontare le problematiche della zona inerenti l'organizzazione del Partito, i problemi del lavoro, le regioni e le autonomie locali, la scuola e la cultura, le diverse questioni femminili e la programmazione e la pianificazione territoriale(20).
L'attività del Comitato, che condivise con la Sezione Venturini anche le successive sedi di via de Petrucci (dal 1968) e viale Gramsci (dal 1976) si concluse nel 1991 contestualmente allo scioglimento del PCI(21).

Note
(1) Cfr. APCISBVCZF, serie Documenti 1944-1949 riordinati in titoli, sottoserie Documenti 1949, fasc. [1949. 1205 Segretario, Segreteria della Sezione di Fano Bruno Venturini. 1206 Comitato di Sezione e di coordinamento Bruno Venturini Fano; 1206.01 Segheria Cofalmeccanica di Fano. 1209 Cellule della Sezione di fano; 1209.02 Relazioni politico-amministrative mensili; 1209.03 Relazioni riunioni di cellula; 1209.04 Riunione segretari e Comitati di cellula] (b. 6, fasc. 4), il verb. di riunione del Comitato di coordinamento delle Sezioni del PCI di Fano del 30 mar. 1949, nel quale il segretario Manna "da notizia della costituzione del Comitato di zona, legge i nomi dei compagni a cui fanno parte e spiega le sue funzioni" [sic].
(2) Cfr. ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Documenti e Corrispondenza. Piani di lavoro" (b. 17, fasc. 28), la lettera inviata da Alfideo Mili ai Comitati direttivi delle Sezioni e delle Cellule di Fano, Pesaro 3 apr. 1962.
(3) Docc. che attestano l'attività del Comitato di zona nel 1950 sono conservati in ivi, serie Commissione Organizzazione della Sezione Bruno Venturini, fasc. "Comitato di zona" (b. 11, fasc. 7); nella biografia di Aldo Amati, da lui redatta nel 1954, egli afferma di essere stato responsabile del Comitato nel 1951: cfr. APCIFPU, fasc. "Biografie", b. 3, fasc. 1 (la segnatura è provvisoria in quanto il fondo è in procinto di essere riordinato).
(4) Vedi la lettera cit. nella nota 2.
(5) Come sopra.
(6) Cfr. i docc. conservati in APCISBVCZF, serie Organizzazione e amministrazione, sottoserie Tesseramento e sottoscrizioni, fascc. 13 e seguenti; il dato è stato confermato anche da Franco Costanzi, responsabile del Comitato dal 1968 al 1976.
(7) Cfr. ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Comitato zona Fano-Fossombrone 5-3-1967. Comitato sezione" (b. 17, fasc. 33).
(8) Su questo argomento e per una sintetica ricostruzione della storia istituzionale del PCI e delle vicende connesse all'istituzione e alle caratteristiche dei Comitati di zona cfr. S. Twardzik (a cura di), I manifesti della Federazione milanese del PCI (1956-1984). Inventario, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali-Ufficio centrale per i beni archivistici, 1999, il capitolo L'assetto organizzativo della Federazione milanese del Partito comunista italiano, pp. 20-40.
(9) Ivi, p. 37. La possibilità di istituire Comitati di zona venne prevista per la prima volta dallo statuto approvato dal VI Congresso nazionale del Partito svoltosi a Milano dal 4 al 10 gen. 1948. Cfr. Partito comunista italiano, Statuto. Approvato dal VI congresso del PCI, Roma, 1949, l'art. 20: "Le sezioni di partito possono essere raggruppate in zone composte da più comuni e dirette da un Comitato di zona. Il Comitato di zona è designato dal Comitato federale, sentiti i comitati direttivi di sezione".
(10) Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato all'VIII Congresso nazionale, Roma, Seti, 1957.
(11) Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato dal X Congresso del PCI, Roma, 2-8 dicembre 1962, Roma, Seti, 1963.
(12) Vedi la lettera cit. nella nota 2.
(13) Cfr. i docc. conservati in ivi, serie Conferenze di organizzazione del Comitato di zona di Fano.
(14) Cfr. ad esempio i docc. conservati in ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. Fano varie [1962-1963] (b. 17, fasc. 29) e in ivi, serie Piani di lavoro del Comitato di zona di Fano, fasc. [Piani di lavoro dal 26 maggio al 13 giugno 1966] (b. 21, fasc. 5).
(15) Cfr. ad esempio ivi, serie Conferenze di organizzazione del Comitato di zona di Fano, fasc. "Comitato zona Fano[. Conferenza di organizzazione dell'8 marzo 1964]" (b. 14, fasc. 3) e ivi, fasc. "13 giugno 1971. Piano di lavoro-Conferenza di organizzazione" (b. 14, fasc. 4).
(16) Su questo argomento cfr. il profilo storico-istituzionale della Sezione Venturini.
(17) Cfr. i docc. conservati in ivi, serie Ambiti di intervento, sottoserie Convegni, manifestazioni, celebrazioni e gite.
(18) Cfr. ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Comitato zona Fano-Fossombrone 5-3-1967. Comitato sezione" (b. 17, fasc. 33); ivi, serie Conferenze di organizzazione del Comitato di zona di Fano, fasc."13 giugno 1971. Piano di lavoro-Conferenza di organizzazione" (b. 14, fasc. 4).
(19) L'avvicendamento tra Costanzi e Lucarini è attestato dal "Commento al videogiornale di Telefano" relativo allo svolgimento della Conferenza di organizzazione svoltasi nel gen. 1976 e conservato in ivi, "fasc. Verbali Congressi di Sezione e Conferenza d'organizzazione" (b. 14, fasc. 5). Nel doc. cit., infatti, si legge che "E' stato rinnovato l'organismo dirigente di zona composto da 27 membri che a loro volta hanno eletto quale Segretario di zona Giuliano Lucarini che sostituisce Franco Costanzi [...]".
(20) Cfr. ibidem, l'elenco delle Commissioni e dei suoi componenti.
(21) Informazioni ricavate dalla documentazione conservata in APCISBVCZF e da un'intervista rivolta a Franco Costanzi.

Guardia nazionale repubblicana - GNR
Entidad colectiva

La Guardia nazionale repubblicana (GNR), tra quelle che hanno operato all'interno della Repubblica sociale italiana (RSI), è la prima milizia ad essere istituita e una delle più consistenti per numero di uomini e armamento. Annunciata il 19 novembre 1943, è istituita l'8 dicembre con il decreto n. 913, quando la RSI decide di organizzare un corpo con compiti di polizia interna e militare.
E' il frutto della fusione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), dell'arma dei Carabinieri e della Polizia dell'Africa italiana (PAI).
I compiti della GNR sono ribaditi ed estesi dal decreto n. 921 del 18 dicembre 1943, pubblicato sulla "Gazzetta ufficiale" n. 166 del 18 luglio 1944.
Oltre ai compiti repressivi, gli uomini della GNR svolgono la funzione di tenere costantemente informati i comandi circa il movimento all'interno del mondo fascista, l'atteggiamento dei tedeschi, l'attività partigiana e l'atteggiamento dell'opinione pubblica. A cura della GNR sono attivate diverse Scuole allievi ufficiali.
Il 20 gennaio 1944 ha 4.552 ufficiali, 17.504 sottufficiali e 105.345 militi per un totale di 127.401 uomini.
Il 14 agosto 1944 - dopo la nascita delle Brigate nere - con decreto n. 469, pubblicato sulla "Gazzetta ufficiale" n. 190 del 16 agosto 1944, la GNR è incorporata nell'esercito della RSI, contro la volontà del comandante Renato Ricci. A seguito delle sue proteste, il 21 agosto, Mussolini lo destituisce ed assume personalmente il comando.

Fronte della gioventù - FDG
Entidad colectiva

Il Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale e per la libertà, o Fronte della gioventù, fu la più nota ed estesa organizzazione giovanile partigiana durante la lotta di Liberazione in Italia. Venne costituito a Milano nel gennaio 1944, in forma unitaria, dai rappresentanti dei giovani comunisti, socialisti, democratici cristiani, ai quali si unirono subito i giovani liberali, del Partito d'Azione, repubblicani, cattolici, le ragazze dei Gruppi di Difesa della Donna (dai quali in seguito sorgerà l'UDI), i giovani del Comitato contadini. La base ideale e programmatica fu elaborata da Eugenio Curiel, membro della direzione del Partito Comunista, che lo guidò fino alla morte.

Entidad colectiva

La Camera del lavoro provinciale di Pesaro e Urbino si costituisce a Pesaro il 3 giugno 1907 con la denominazione di Camera del lavoro (Cdl), il discorso inaugurale è tenuto dall'avvocato Giuseppe Filippini al quale si deve l'intensa attività a favore delle leghe mezzadrili e delle lotte per la riforma dei patti colonici.
Il 3 giugno viene approvato lo statuto e formata una Commissione provvisoria con lo scopo di organizzare le categorie non ancora costituite in leghe.
A partire dal 1908 si intensifica l'attività organizzativa e si costituiscono le prime leghe: la lega dei marinai, dei contadini e ortolani, la società femminile operaia e la Fratellanza fabbri meccanici che approva il suo statuto e aderisce alla Confederazione generale del lavoro (Cgdl) e alla Federazione italiana operai metallurgici (Fiom).
L'attività delle leghe prosegue in parallelo con quella della Camera del lavoro e nel corso dei primi anni viene annunciata più volte la nascita della Camera del lavoro, fino al 1911 quando viene eletto Segretario Giuseppe Ricci. Il 15 marzo 1914 si tiene il I Congresso camerale con la presenza di 24 leghe per 1641 iscritti, un secondo Congresso si tiene nel febbraio 1915, ma il 5 giugno, dopo una fase di divergenze fra il Consiglio generale e il Segretario Ricci, viene comunicata al Ministero dell'interno lo scioglimento della Camera del lavoro.
La rinascita della Camera del lavoro avviene nel 1919 in un clima completamente cambiato, nell'arco di un anno si triplicano gli iscritti dopo le dure lotte contro la disoccupazione e con l'adesione dei lavoratori delle miniere di zolfo, delle fonderie e dei lavoratori del settore terziario.
Le lotte più dure sull'intero territorio provinciale riguardano i mezzadri per il rinnovo dei patti colonici e i contadini rappresentano la componente più significativa della Commissione esecutiva eletta al Congresso camerale del 29 aprile 1920. Dopo il 1924 a seguito delle violenze squadriste e della formazione di sindacati fascisti che diventano gli unici interlocutori riconosciuti, la Confederazione generale del lavoro si scioglie.
Il secondo dopoguerra vede la rinascita della Camera confederale del lavoro (Ccdl) con tutte le componenti presenti nel Comitato di liberazione nazionale, la Segreteria viene infatti formata dai comunisti Bruno Alciati, Segretario generale, e Augusto Gabbani, dal democristiano Arnaldo Forlani, dall'azionista Giovanni Giordani e dal socialista Dante Spallacci che era presente anche nella Commissione esecutiva eletta al I Congresso del 1914. Nel 1945, nonostante le difficoltà organizzative interne, è presente un'intensa attività di contrattazione che porta, nel corso dell'anno, alla sottoscrizione di accordi per i metallurgici, i lavoratori dei laterizi, i fornai, tipografi, marinai e naviganti, falegnami, braccianti, lavoratori di alberghi e mense, fabbri, addetti al commercio e facchini.
Il I Congresso unitario della Camera confederale del lavoro (Ccdl) si tiene a Pesaro dal 22 al 24 aprile 1947, preceduto e seguito da contrasti e malcontenti per la scelta di nominare i delegati in base al peso delle diverse componenti, che porteranno nel 1948 alla rottura fra la componente democristiana e quella socialista e comunista.
Il II Congresso del 1949 segue un anno di aspre lotte che vede anche il ricorso agli "scioperi alla rovescia". La Cgil registra un aumento considerevole degli iscritti e fra i dirigenti la componente comunista prevale nettamente. La Camera del lavoro ha in questi anni una struttura organizzativa debole che registra contrasti di ordine politico fra le diverse componenti e la mancanza di coordinamento della Camera del lavoro e delle categorie ha ricadute negative sull'attività del sindacato.
Nel 1949 si decide di allargare la segreteria confederale a cinque componenti, fra i quali due dirigenti del mondo contadino per controllare l'eccessiva autonomia della Confederterra. Le uniche due categorie organizzate, con dirigenti stipendiati, sono infatti la Federmezzadri e gli edili. La Federmezzadri, alla fine degli anni Quaranta, contava 17 funzionari e dirigenti stipendiati, con una grande sproporzione con le altre categorie e soprattutto con la Camera del lavoro.
Nel 1951 molti dirigenti passano a ricoprire incarichi politici e la Segreteria ritorna a tre componenti con cooptazioni che provocano dissapori e dissidi interni. La Segreteria è formata da un Segretario generale (Giuseppe Angelini e poi Giuseppe Chiappini dal 1953), un responsabile dell'organizzazione (Elmo Del Bianco) e uno dell'amministrazione (Silvio Gentili). A Nino Gabbani viene affidato l'Ufficio vertenze.
Il III Congresso dell'ottobre 1952, che si svolge in un clima di grande tensione sociale con le lotte dei minatori di Perticara, degli operai della Montecatini e le manifestazioni dei mezzadri, è preceduto dal III Congresso della Federmezzadri che si conferma come la categoria più importante, con oltre 29.000 iscritti e 390 leghe di frazione e contrada.
Ma il declino della Federmezzadri inizia negli anni immediatamente successivi e il V Congresso del 1957 presenta dati preoccupanti: gli iscritti scendono a 27000 e l'abbandono delle campagne fanno perdere alla Federmezzadri 117 capilega e 200 componenti dei Comitati direttivi di lega.
La fine degli anni Cinquanta registra un momento critico per la Cgil, Giacomo Mombello, che era stato eletto Segretario al IV Congresso del 1956, nella relazione presentata al V Congresso del 19-20 marzo 1960, presenta i dati della crisi: il calo degli addetti in agricoltura, la chiusura e la contrazione delle principali attività industriali (le filande, le miniere, la fonderia di Pesaro).
La fine degli anni Sessanta è segnata da profondi cambiamenti, il settore del legno vede aumentare gli addetti a scapito dei lavoratori dell'agricoltura crollati in pochi anni così come gli edili e la Camera del lavoro è costretta ad analizzare i motivi politici e organizzativi della crisi. Aldo Bianchi nel 1966 si chiede: “il nostro movimento, lo stato organizzativo delle nostre organizzazioni ai diversi livelli, la preparazione del nostro quadro dirigente sono adeguate e quindi all'altezza per affrontare con cognizione di causa tutti questi nuovi problemi nelle fabbriche, nelle campagne e negli uffici?”.
Dopo il Sessantotto giovani operai e studenti si avvicinano al sindacato e oltre alle rivendicazioni salariali e alla difesa del posto di lavoro entrano nel sindacato anche temi come la pace, il disarmo completo e controllato e lo sviluppo economico e sociale dell'intera umanità.
Con il Convegno di Montesilvano del novembre 1979, viene avviata la ristrutturazione dell'organizzazione della CGIL; nel X congresso nazionale del 1981 vengono mantenuti i livelli territoriali nazionale e regionale, mentre la struttura confederale, che aveva competenze sul territorio provinciale, viene sostituita dalla struttura territoriale con un ambito di azione comprensoriale.
Il Congresso della Camera del lavoro, tenuto a Urbino il 29, 30 giugno e 1 luglio 1981, è quindi il I Congresso della Camera del lavoro territoriale di Pesaro.
La provincia viene divisa in due comprensori: Pesaro e Fano, Pesaro a sua volta è suddiviso in due zone (Pesaro, Urbino) e comprende altre 4 Cdl (Gabicce, Novafeltria, Macerata Feltria, Urbania).
Negli anni Ottanta l'intero comprensorio di Pesaro comprende 40 comuni, 3 Comunità montane (Alto e medio Metauro, Montefeltro, Alta Val Marecchia), oltre 15.676 iscritti attivi e 10.232 pensionati e presenta nella zona di Pesaro un'accentuata industrializzazione in particolare legno, metalmeccanica, edilizia; nella zona di Urbino invece è molto diffuso il lavoro nero e a domicilio per via delle industrie piccole e artigianali.