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Registo de autoridade
Bellucci, Augusto
MdM_IT_P_00498 · Pessoa singular
Godi, Otello
MdM_IT_P_00505 · Pessoa singular · 1924 mag. 22 - 1985 giu. 25

Otello Godi nasce a Pergola il 22 maggio 1924. Proviene da una famiglia di estrazione popolare impiegata nel commercio in quanto proprietaria di un distributore di benzina. Godi ha modo di compiere i suoi studi fino al livello di scuola media superiore conseguendo il diploma di maturità magistrale anche se di fatto la sua attività lavorativa sarà segnata dall’impegno sindacale. Nel periodo che va dal 1945 al 1948 Godi è uno degli esponenti della corrente cristiana presente nella segreteria provinciale della Cgil, il sindacato unitario che si ricollegava idealmente all’esperienza della Confederazione Generale del Lavoro (Cgl) disciolta durante il ventennio fascista. In quel periodo, in qualità di componente della segreteria provinciale, Godi è affiancato prima, nel 1945, da Arnaldo Forlani (futuro leader locale e soprattutto nazionale della Democrazia Cristiana), poi dal futuro Senatore democristiano Giovanni Maria Venturi (1946-1947) e soprattutto da Guido Barboni che successivamente, insieme allo stesso Godi, fonda e guida la Libera Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori (Lcgil) nella provincia pesarese. Godi è anche membro della segreteria provinciale della Confederterra per la corrente cristiana e, a testimonianza delle divergenze strategiche all’interno della Cgil che si andavano palesando in merito al ciclo di lotte che si stavano espandendo, il 24 giugno del 1948 si schiera contro lo sciopero della trebbiatura indetto dal sindacato agricolo. Nello stesso anno, insieme a Barboni, si dimette dalla segreteria provinciale della Camera del Lavoro di Pesaro. Le dimissioni di Godi sono legate al particolare momento storico-sindacale e soprattutto politico che si stava vivendo a livello nazionale con inevitabili riverberi a livello locale. Infatti, in seguito alla rielezione, nel 1947, del comunista Mariano Bertini alla guida della Cgil pesarese, dovuta alla marcata egemonia comunista in sede congressuale (espressa dal 65% dei consensi ottenuti), la componente cristiana ottiene un consenso che non supera il 10% dei voti. Ciò alimenta le divergenze strategiche in seno al sindacato e s’impone una divisione determinata sia dall’espulsione delle sinistre dal quarto governo guidato dal democristiano Alcide De Gasperi nel maggio 1947, a cui si aggiunge la scelta inequivocabilmente filoatlantica in politica internazionale successiva alle elezioni politiche del 1948, sia dal clima di vita interno al sindacato dove la componente cristiana lamenta approssimazioni e inadempienze con cui si sono svolte le precedenti elezioni per le delegazioni sindacali congressuali. Da qui il venir meno della solidarietà tra i diversi raggruppamenti, secondo Mario Tinti, rappresentante sindacale di area cattolica e futuro dirigente della Cisl. Ma sono soprattutto gli scioperi generali di carattere politico, di cui quello in occasione dell’attentato al leader comunista Palmiro Togliatti è l’ultimo paradigmatico esempio, l’aspetto che crea maggiori frizioni tra componenti vicine alle nuove forze di governo e chi, come soprattutto i comunisti, deve attrezzarsi per una lunga opposizione in un clima di intensificazione della repressione delle lotte popolari. La divisione viene sancita poco dopo l’attentato a Togliatti in occasione del Consiglio nazionale delle Acli (22 luglio 1948) e a Pesaro è proprio Godi a informare Giulio Pastore, capo della Segreteria Generale della corrente sindacale cristiana, che il 26 luglio anche nella provincia pesarese si era consumata la rottura con l’uscita dalla Cgil. Successivamente, è ancora Godi a comunicare a Pastore l’avvenuta costituzione locale della Lcgil quale «frutto di intenso lavoro di proselitismo e di impegno». La segreteria della nuova organizzazione sindacale provinciale era composta da Godi e Barboni. La costituzione dell’Unione Provinciale dei Liberi Sindacati dei Lavoratori è annunciata da una circolare datata 2 ottobre indirizzata da Godi a tutti i segretari mandamentali. Il 28 ottobre del 1949, secondo quanto riportato nel verbale del comitato direttivo, risultano eletti alla segreteria provinciale Guido Barboni (in qualità di segretario responsabile coordinatore), Otello Godi (segretario), Oddo Lucarelli (segretario), Bruno Regini (vicesegretario) e Alfio Tinti (vicesegretario). L’organizzazione, in questa prima fase, può contare principalmente sulle adesioni provenienti dal pubblico impiego, in genere del ceto impiegatizio, degli insegnanti e in particolar modo di maestri e maestre elementari. Segue, in ambito nazionale, dopo una serie di vicissitudini che avevano portato alla formazione della Federazione Italiana dei Lavoratori (Fil), da parte di ex aderenti repubblicani e socialdemocratici della Cgil, la nascita della Confederazione italiana sindacati lavoratori (Cisl) come fusione della Lcgil e della maggioranza della Fil (la cui minoranza, integrata da elementi socialisti espulsi dalla Cgil, dà vita alla Uil). La Cisl, nata il primo maggio del 1950, nel pesarese, come in altri territori, deve molto per la sua costituzione al ruolo giocato dalle Acli e alla dialettica con il mondo cattolico. Tale rapporto ambivalente, da un lato, si manifesta in termini di autonomia e tendenziale distacco soprattutto rispetto al blocco sociale moderato democristiano (rispetto al quale risulta tuttavia comune l’opzione anticomunista), dall’altro, rimane comunque in gran parte estranea (se non in alcune categorie più combattive come saranno i metalmeccanici della Fim soprattutto all’interno dell’esperienza unitaria del Flm) alla teorizzazione e alla prassi del conflitto sociale, e dunque interna ad un orizzonte interclassista. Nel suo orientamento improntato sull’apoliticità e la democraticità, nondimeno, gioca un ruolo rilevante anche il modello contrattualistico dei sindacati anglosassoni. La Cisl provinciale, guidata da Alfio Tinti per un ventennio, vede nel 1951 l’adesione di poco meno di 7.000 iscritti in gran parte concentrati nel settore terra (3.000) e tra gli edili (oltre 2.400). Otello Godi, da parte sua, è costantemente presente nella segreteria provinciale fino al 1970. In questo arco temporale egli ha anche modo di occuparsi in modo specifico di vertenze e contratti, e non a caso è ricordato da chi si è formato nel sindacato sotto il suo magistero (Gianluigi Storti) come «un grande contrattualista» o, da chi lo ha affiancato ed ha condiviso incarichi dirigenziali fin dagli anni Cinquanta (Alfio Tinti), come uno «talmente bravo [in questo settore] che persino il Tribunale lo chiamava per delle consulenze». Più volte delegato provinciale ai congressi nazionali della Cisl (in particolare al IV nel 1962 e al VII nel giugno del 1973. Entrambi tenutisi a Roma), il 7 luglio 1970 Godi diventa segretario generale della federazione provinciale succedendo a Tinti. Ricopre tale incarico fino al 1984 quando una sopraggiunta malattia gli inibisce l’uso della voce. Ciò non gli impedisce, tuttavia, di mettersi ancora a disposizione dell’Unione sindacale territoriale nel tentativo di «studiare e di elaborare delle proposte sindacali quali l’innovazione tecnologica, la richiesta di informazioni dalle aziende [e anche proposte] sulla sanità, sulla scuola e sui provvedimenti da prendere per tutelare la salute dei lavoratori» come testimonia una sua accorata comunicazione letta dalla moglie Elena Truosolo in occasione di un consiglio generale straordinario. Personalità misurata e solida, Godi rivendica costantemente una concezione non corporativa della democrazia oltre alla valorizzazione dell’autonomia sindacale quali tratti centrali della Cisl. Muore a Pesaro il 10 giugno 1985.

Cuccitto, Giuseppe
MdM_IT_P_00516 · Pessoa singular
Morotti, Gino
MdM_IT_P_00540 · Pessoa singular · [193-?] -

È indicato come Segretario della Camera del Lavoro di Fano. Nel 1960 subentra all’ufficio contratti e vertenze a Nino Gabbani. Nel 1961 diventa rappresentante del sindacato auto-ferro-tranvieri. Nello stesso anno è delegato all’Inam in rappresentanza dei lavoratori dell’agricoltura.

Gabbani, Nino
MdM_IT_P_00541 · Pessoa singular · [192-?] -

Figlio di Augusto Gabbani. Frequenta l’avviamento professionale durante il fascismo a Pesaro. Partecipa alla Resistenza, ricoprendo il ruolo di tenente nella Brigata Garibaldi Bruno Lugli. Dal 1947 al 1960 gestisce l’Ufficio vertenze e contratti della Camera confederale del lavoro di Pesaro. Fa parte della Segreteria della Camera del lavoro di Pesaro nel 1948 e nel 1951. Dal 1961 risulta nell’Unione artigiani Pesaro. Nel 1969 ne è il direttore. Dal 1968 è membro della Commissione federale di controllo del Pci. Dal 1964 al 1969 è consigliere comunale del Pci a Pesaro. Negli anni Settanta, è consigliere provinciale per il Pci.

Andreotti, Giulio
MdM_IT_P_00551 · Pessoa singular
Valpreda, Pietro
MdM_IT_P_00559 · Pessoa singular · 1932 ago. 29 - 2002 lug. 6

Nato a Milano. Aderisce all'anarco-individualismo, nel 1969 si trasferisce a Roma dove frequenta il circolo Bakunin e poi fonda il Circolo anarchico 22 marzo. Nei giorni successivi alla Strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 fu additato, con Giuseppe Pinelli, come colpevole dal tassista Cornelio Rolandi, che dichiarò di averlo portato col suo taxi in piazza Fontana. Con Valpreda furono arrestati anche altri cinque aderenti al Circolo anarchico 22 marzo. Valpreda venne accusato anche dall'ex estremista di destra, poi avvicinatosi agli anarchici, Mario Merlino. Valpreda subì un forte linciaggio mediatico dai giornali che lo presentarono come "il mostro di piazza Fontana". Valpreda rimase nel carcere di Regina Coeli per più di 3 anni, fino al 29 dicembre 1972, quando, insieme ai suoi compagni, fu rimesso in libertà provvisoria per decorrenza dei termini di durata delle misure cautelari. La sua scarcerazione fu possibile grazie ad una legge ad personam, la cosiddetta legge Valpreda (legge n. 773 del 15 dicembre 1972) che introdusse limiti alle misure cautelari anche nei casi di reati gravissimi (tra cui la strage), in contrasto con la norma precedentemente in vigore, secondo la quale un imputato per reati gravissimi non poteva essere scarcerato prima della sentenza di assoluzione.
Nel 1979 la Corte d'assise di Catanzaro condannò Valpreda e Merlino a 4 anni e 6 mesi anni di reclusione, solo per il reato di associazione sovversiva mentre i neofascisti Freda e Ventura con l'agente segreto Guido Giannettini ebbero l'ergastolo con l'accusa di strage; nel 1981, con la formula dell'insufficienza di prove, sia Valpreda che Freda, Giannettini e Ventura e tutti gli imputati vennero assolti. Dopo il lungo iter giudiziario (annullamento in Cassazione, assoluzione in appello), la prima sezione della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale, pose fine al procedimento dopo 18 anni, confermando nel 1987 l'assoluzione per Valpreda (su richiesta del procuratore generale) e per gli altri indagati. Venne riconosciuta, nel frattempo, anche l'innocenza del deceduto Pinelli. Durante il secondo processo d'appello il sostituto procuratore generale chiese per Valpreda l'assoluzione con formula piena, ma i giudici lo assolsero per insufficienza di prove.

Uscito di prigione, Valpreda continua la militanza anarchica, appassionandosi alle tematiche del localismo e del federalismo, vende libri per Einaudi e apre un locale. Valpreda scrive in carcere molte poesie e un diario che verranno pubblicati negli anni '70, assieme all'epistolario. Nei primi anni 2000, collabora con Piero Colaprico alla scrittura di tre romanzi aventi come protagonista il maresciallo Binda, un investigatore onesto e sempre dalla parte delle vittime. Il quarto libro è stato scritto quasi interamente da Colaprico, a causa della morte di Valpreda. Valpreda contribuì alla realistica descrizione di luoghi come i bassifondi milanesi in cui Binda si muove con i suoi informatori, del carcere di San Vittore, dei circoli anarchici e di periodi storici come la contestazione studentesca.
Valpreda muore all'età di 69 anni dopo l'aggravarsi della malattia che lo aveva colpito da parecchio tempo.

Quasar