Mostrar 3141 resultados

Registo de autoridade
Monaldi, Pino
MdM_IT_P_00471 · Pessoa singular · 1930 giu. 15 - 2003 mar. 1

Pino Monaldi nasce a Montecerignone, piccolo comune dell’entroterra pesarese il 15 giugno 1930. Studia fino alla terza elementare e prosegue con caparbietà come autodidatta. Nell’immediato dopoguerra, ancora assai giovane mezzadro, si segnala come uno dei protagonisti delle lotte mezzadrili nel Montefeltro per l’effettivo rispetto del Lodo De Gasperi, promulgato nel 1947, il blocco delle disdette, la necessità di apportare migliore poderali avvalendosi del maggior numero di braccianti possibile, la rottura di vessatorie abitudini come le regalie. In questo contesto Monaldi guida un vasto movimento di lotta in qualità di organizzatore e capolega dei contadini. In particolare, è impegnato nelle lotte presso il territorio di origine – Montecerignone – e i comuni limitrofi di Montegrimano, Macerata Feltria e Sassocorvaro fino a giungere ai territori più vicini ad Urbino. Come egli stesso ha testimoniato in una raccolta di testi curati in seguito dal dirigente sindacale comunista Elmo Del Bianco: «fu l’inizio di una lunga lotta per il riscatto della dignità dei contadini per acquisire personalità e diritti civili che erano mancati fino a quel momento». In effetti, al centro della piattaforma rivendicativa c’era l’abolizione del tradizionale patto colonico, ampiamente enfatizzato dal fascismo, che ripartiva in modo eguale i prodotti tra chi effettivamente lavorava la terra e il semplice proprietario, nonché la necessità di attivare interventi per le case dei mezzadri, l’abolizione delle regalie consuetudinariamente imposte dal padrone ai coloni e la richiesta di interventi migliorativi sia relativamente ai poderi sia alla viabilità. Un importante ed originale mezzo di lotta che s’impone in quel frangente è incentrato sugli ‘scioperi alla rovescia’ con i quali, ad esempio, armati di piccone, pala e carriola, come ricorda Monaldi, «si sbancò una collinetta e si costruì l’attuale campo sportivo comunale di Montecerignone». Nel frattempo che gli operai lavoravano «le donne e gli anziani andavano a Pesaro in Prefettura per protestare e richiedere i finanziamenti, chiedendo inoltre l’allargamento della [strada] provinciale Montecerignone-Macerata Feltria, di quella di Montegrimano, e dell’attuale circonvallazione di Mercatino Conca». Si trattava di opere ottenute con l’impego diffuso di questa modalità di lotta. La tenacia e l’energia immessa da Monaldi nella guida delle lotte, in particolare sul versante dell’applicazione della ‘tregua mezzadrile’ e sul fronte della resistenza alle disdette padronali immotivate, ne fanno un giovane sindacalista generalmente riconosciuto e stimato tanto da diventare dirigente della Camera del Lavoro di Pergola nel 1955 (fino al 1957) ed essere successivamente chiamato alla Camera del Lavoro di Pesaro dove dirige la Federazione dei lavoratori del legno, dell’edilizia e dei settori affini (Fillea). Sul lato più strettamente politico, egli aveva aderito al Partito comunista nel 1949 per diventarne funzionario pochi anni dopo, nel 1954, mentre dal 1962 è membro del Comitato della federazione comunista. Già consigliere comunale di Pergola, in qualità di dirigente della Fillea vede lievitare sensibilmente gli iscritti alla categoria da un migliaio a quasi cinquemila. È la diretta conseguenza delle trasformazioni produttive che portano a un drastico ridimensionamento delle attività agricole, cui segue una consistente migrazione dalle campagne verso i principali centri costieri (e i loro hinterland) e la diffusione di una rete di piccole imprese nel settore secondario, che sovente assumono il carattere distrettuale, le quali, insieme alla presenza di partiti di massa radicarti sul territorio, costituisce l’ossatura di quella che è stata chiama ‘Terza Italia’. Sono anni – in particolare la seconda metà degli anni Sessanta – in cui cresce la domanda di partecipazione sociale e politica dal basso (in particolare in realtà metalmeccaniche come la Montecatini) e che vedono una difficoltà dello stesso sindacato, dopo l’‘autunno caldo’, ad indirizzare e guidare unitariamente le trasformazioni e le domande di partecipazione che si addensano. Monaldi vive questo periodo da protagonista, prima in quanto componente della segreteria provinciale della Camera del Lavoro (dal 1965), poi da segretario generale, succedendo a Elmo Del Bianco, nel triennio 1970-1973. Già in una sua relazione alla conferenza provinciale di organizzazione della Cgil del dicembre 1970 egli coglie le trasformazioni prodottesi grazie al fatto di aver sancito nei contratti di lavoro «il diritto di assemblea in fabbrica durante l’orario di lavoro […], il riconoscimento dei rappresentanti sindacali, come agenti che hanno il diritto di discutere con l’azienda tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, qualifiche, orario, premi, cottimi, apprendistato, organici, ambienti di lavoro, mense aziendali, nonché il potere di proclamare lo sciopero qualora viene deciso dall’Assemblea dei lavoratori». Di fatto, la proclamazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori, con il divieto di licenziamento senza giusta causa e la reintegrazione nel posto di lavoro, dà nuovo potere contrattuale e consente ai lavoratori di partecipare alle decisioni che li riguardano attivamente all’interno dei luoghi di lavoro dato che le assemblee non si tenevano più in orario extra-lavorativo coinvolgendo solo una minoranza di lavoratori. Sono anni, peraltro, in cui la dialettica sindacale interna alla Cgil è molto accesa con posizioni più moderate, improntate ad un’unità d’azione tra le diverse rappresentanze delle confederazioni sindacali, e posizioni più marcatamente di sinistra che puntano sull’unità delle categorie, trasversalmente alle appartenenze, dove la creazione del sindacato dei consigli al posto delle vecchie commissioni vede prevalere una logica di democrazia di base che in quegli anni si diffonde in diverse realtà e si oppone a forme di burocratizzazione verticistica. In presenza di crisi industriali come quelle delle aziende più rilevanti nel pesarese, per dimensioni e livelli occupazionali, come la Montecatini e la Benelli, la forza accumulata dalla minoranza di sinistra in seno al direttivo sindacale (e tra i lavoratori) crea una spaccatura che si ripercuote anche nel Pci, la cui maggioranza appoggia la linea più prudente. Si giunge, così, ad un avvicendamento tra i segretari generali con la nomina di Olindo Venturi dopo l’VIII congresso provinciale della Cgil. La divisione sindacale porta, successivamente, anche all’allontanamento del referente della sinistra sindacale presso la segreteria provinciale, Luigi Agostini. Monaldi, da parte sua, pur mantenendo rapporti con la Cgil, termina la sua esperienza propriamente sindacale e si dedica al lavoro di piccolo artigiano. Non a caso è tra i promotori del patronato EPASA della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Pesaro e Urbino (Cna), organizzazione all’interno della quale è anche per ben due volte presidente pro-tempore: nel 1985 e nel 1993. Muore a Pesaro il 1° marzo del 2003.

Lupieri, Siro
MdM_IT_P_00585 · Pessoa singular · 1917 ago. 25 - 1985 apr. 15

Friulano, ma pesarese di adozione, antifascista e comunista, durante il ventennio fascista si rifugia in Francia, a Parigi, dove conosce la sua compagna di lotta e di vita: Lea Trivella. Insieme combattono le forze d’occupazione tedesche in Francia, dopo l’invasione nazista del paese, dal 1940 al 1943. Con la caduta del governo di Mussolini e il suo arresto, Lupieri rientra in Italia con la compagna Trivella, portando con se l’esperienza di guerriglia urbana maturata a Parigi. Nell’ottobre del 1943, si rendono evidenti i limiti operativi e la funzione della GN, inadeguata a sostenere l’intensificarsi della pressione delle forze di occupazione tedesche e fasciste sulla popolazione, in particolar modo nei centri urbani. Per tale motivo il CLN decide di articolare la lotta armata creando nelle montagne i distaccamenti d’assalto Garibaldi (poi Brigate) e nelle città i GAP (Gruppi d’Azione Patriottica). Il 1 novembre 1943 viene formalizzata la Brigata GAP Pesaro e Lupieri, con nome di battaglia Basilio, viene indicato come comandante. Secondo quanto dichiarato da Sandro Severi nel novembre del 1991, Siro Lupieri pianifica e guida l’operazione di sabotaggio del deposito di mine di Montecchio del 21 gennaio 1944. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ricopre numerosi incarichi politici e pubblici: Assessore provinciale, comunale, sindacalista, consigliere di amministrazione della COOP e dal 1975 ne diventa presidente. Gli viene attribuita la Croce al merito di guerra per l’attività partigiana.

Bertini, Mariano
MdM_IT_P_00457 · Pessoa singular · 1907 set. 28 - 1966 set. 20

Mariano Bertini nasce a Fano il 28 settembre 1907. Figlio di Lazzaro Bertini ed Elvira Roscini, egli è più noto con il nome di “Mario”. Operaio cementista e autodidatta, agli inizi degli anni Trenta è tra i principali animatori, insieme ad altri giovani di diversa estrazione sociale (tra gli altri si ricordino gli studenti universitari Bruno Venturini, Carlo Ghiandoni e Vittorio Mazzolini; il meccanico Silvio Battistelli e il fuochista Renzo Rovinelli) di una nuova leva di militanti comunisti che animano la lotta antifascista nell’area fanese (in cui vi era anche una rilevante presenza anarchica). Nel 1932, Bertini, insieme a Venturini e Alberto Mancinelli, guida un comitato che organizza l’attività clandestina e stringe rapporti con gruppi comunisti che si andavano formando anche nel capoluogo di provincia e nel suo hinterland. Nel complesso, la rete di gruppi comunisti si segnala per un’intensa attività di proselitismo e produzione/divulgazione di stampa antifascista scoperta nel 1933 solo grazie all’infiltrazione di un componente della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale all’interno del gruppo fanese. Ciò porta all’arresto e al deferimento al Tribunale speciale di gran parte dei componenti del gruppo comunista provinciale. Il 10 novembre 1933 a Bertini viene inflitta la pena più elevata – una condanna a 10 anni – in quanto ritenuto tra i principali responsabili dell’attività clandestina. L’esponente fanese viene scarcerato dopo aver scontato metà della pena in seguito ad una sopraggiunta amnistia e pur essendo in stato di libertà vigilata riprende i contatti con la rete antifascista locale intensificando le sue attività durante il secondo conflitto mondiale. In tal senso, «dopo l’8 settembre è, con Carlo Paladini, Enzo Capalozza e Silvio Battistelli, tra i fondatori del CLN di Fano» e ciò lo porta a prendere effettivamente parte alla lotta armata contro gli occupanti tedeschi e i repubblichini segnalandosi come uno dei primi, dalla fine del 1943, ad organizzare bande partigiane nella zona di Frontone, Cagli e Cantiano. È attivo nella V Brigata Garibaldi in qualità di ufficiale di collegamento e succede nel febbraio 1944 a Pompilio Fastiggi – assassinato il 1° febbraio a Sant’Angelo in Vado dopo essere stato tradotto nella locale caserma dei carabinieri – alla guida della ricostituita federazione provinciale comunista. Dopo la Liberazione riprende vigore anche l’attività sindacale. Sulla base del Patto di Roma del giugno 1944 e dei rapporti di forza tra le organizzazioni antifasciste si costituisce la Cgil come sindacato unitario dei lavoratori (in linea di continuità con la disciolta Cgl durante il ventennio fascista). Nel pesarese Bertini, insieme ai comunisti Augusto Gabbani e Bruno Alciati, al socialista Dante Spallacci, all’azionista Giovanni Giordani e al democristiano Arnaldo Forlani (successivamente dirigente locale e nazionale della Dc, nonché Ministro e Presidente del Consiglio dei Ministri), è membro della segreteria della Camera del Lavoro pesarese e già a un anno di distanza dal Patto di Roma ne risulta segretario generale contornato da una segreteria che vede i primi avvicendamenti nella componente cristiana, rinforzata, con i nuovi entrati Otello Godi e Giovanni Maria Venturi al posto di Forlani. Già dalla sua ricostituzione la Cgil si presenta come un soggetto accreditato dalla controparte datoriale vista la non irrilevante attività contrattuale che viene a sedimentarsi, ma in una situazione di oggettiva difficoltà e impoverimento in seguito alle rovine lasciate sul campo dalla guerra, une delle poche modalità efficaci per ottenere risorse consiste nel premere sulle istituzioni statali (e locali) per reperire finanziamenti da impiegare per lavori di pubblica utilità e così almeno ridurre le imponenti disuguaglianze sociali prodotte da un’estesa disoccupazione. È proprio in questi anni che s’impongono metodi di lotta originali come gli ‘scioperi alla rovescia’ sia in ambito urbano che rurale. D’altronde, il sindacato guidato da Bertini trova proprio nelle campagne il suo principale radicamento tanto che, nell’agosto del 1945, 15.000 dei 23.000 iscritti provenivano dal settore agricolo. Di questi i mezzadri erano di gran lunga la categoria più rappresentativa, rispetto a fittavoli e coltivatori diretti, ed anche la più combattiva sul lato della revisione del patto colonico dopo la timida (ed ostacolata) riforma promossa dal Ministro comunista Fausto Gullo nel 1944 che interveniva sulla ripartizione dei prodotti e sul temporaneo congelamento delle disdette. A volte si trattò di lotte immani con esiti tragici come in occasione del ‘sequestro dei padroni’ di Macerata Feltria o dell’agguato a Umberto Giorgini, dirigente della Confederterra di Cagli (dicembre 1947). Di fatto, come sottolinea Bertini in un suo resoconto sul livello organizzativo (Relazione sulla situazione politica della e sindacale della Provincia nel 1945), si manifestavano problemi legati alla «deficienza di collegamenti con le zone periferiche […], l’insufficienza degli organi locali e dell’organizzazione provinciale» che si riverberava nella difficile penetrazione del sindacato in importati categorie di lavoratori, nello scarso livello di competenza dei comitati direttivi, nella carenza di attrezzature tecniche e burocratiche, nell’assenza di donne e giovani nel gruppo esecutivo dell’organismo confederale (e sulla scarsa presenza di attiviste femminili si tornerà anche in seguito a rimarcarne la problematicità). Bertini è confermato segretario in occasione del I congresso provinciale della Cgil che si tiene tra il 22 e il 24 aprile del 1947. L’assemblea che lo elegge fa riferimento ad una composizione fortemente egemonizzata dagli iscritti comunisti (pari al 65%) a cui si affiancavano, in subordine, socialisti (15%), democristiani (10%), azionisti (4,5%) e repubblicani (3%). Bertini, inoltre, è uno dei cinque rappresentati comunisti (gli altri sono Adele Bei, Giacomo Allegrucci, Tito Biancaluna ed Elio Della Fornace) inviati al congresso nazionale della Cgil che si tiene a Firenze nel luglio 1947. Il pluralismo sindacale, che convive difficilmente in un fraglie quadro unitario, inizia ad essere severamente intaccato proprio in questo frangente in seguito ad alcuni eventi che si configurano come vere e proprie rotture. Da un lato, l’espulsione delle sinistre dal quarto governo guidato da Alcide De Gasperi nel maggio 1947 (e la scelta inequivocabilmente filoatlantica in politica internazionale successiva alle elezioni politiche del 1948), dall’altro, la difficolta a distinguere scelte politiche e sindacali portano i dirigenti comunisti della Cgil come Bertini a dover schiacciare l’agenda sindacale su quella più propriamente partitica. E ciò peserà tanto più sulla dialettica sindacale, alimentandone le lacerazioni, dal momento che per i comunisti si prospetta una lunga fase di opposizione in Parlamento e nella società date le scelte di campo opposte che vengono a delinearsi in termini non solo ideologici bensì geopolitici. Bertini conclude la sua esperienza dirigenziale in Cgil nei primi mesi del 1948. Gli succederà un giovane ‘quadro’ intellettuale comunista, l’avvocato Angelo Arcangeli. A sua volta, Bertini si dedica in modo pressoché esclusivo alla militanza nel Pci ed in particolar modo all’organizzazione della Cooperativa pescatori. Muore a Pesaro il 20 settembre 1966.

Lorè, Martino
MdM_IT_P_00461 · Pessoa singular · 1901 gen. 03 - 19-?

Nato a Acquaviva (Bari), si diploma nell'anno accademico 1925-1926 in Oboe al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Viene delegato dal Sindacato del Conservatorio Rossini di Pesaro al I Congresso provinciale della Cgil di Pesaro e Urbino.

Allegrucci, Italo
MdM_IT_P_00462 · Pessoa singular
Forlani, Arnaldo
MdM_IT_P_00589 · Pessoa singular · 1925 dic. 8 - 2023 lug. 6

Arnaldo Forlani nasce a Pesaro l'8 dicembre 1925. Dal 1952 è membro del consiglio nazionale della Democrazia cristiana (DC) e dal 1954 della direzione del partito. Legato alla corrente facente capo ad Amintore Fanfani, è vicesegretario e poi (1969-1973) segretario nazionale del partito. Deputato alla Camera dal 1958, ministro per le Partecipazioni statali (1968-69) e successivamente (1969-70) ministro senza portafoglio per le relazioni con l'ONU, negli anni Settanta dirige i dicasteri della Difesa (1974-76) e degli Esteri (1976-79). Dal marzo 1980 all'aprile 1982 è presidente del consiglio nazionale della DC, e dall'ottobre 1980 al giugno 1981 guida un governo DC, PSI, PRI, PSDI. Dall'agosto 1983 all'aprile 1987, ricopre la carica di vicepresidente del Consiglio nei governi Craxi. Dal 1989 al 1992 segretario della DC, si dimette dopo la sconfitta elettorale del suo partito (gli è succede Mino Martinazzoli).

Lucarini, Lino
MdM_IT_P_00472 · Pessoa singular · 1947 ago. 23 -

Nasce a Urbania il 23 agosto 1947 in una famiglia di mezzadri molto numerosa che, disponendo, come testimonia lo stesso Lucarini, di un ampio podere ha un tenore di vita molto dignitoso, confortato anche da un ottimo rapporto con i proprietari. A 11 anni entra in seminario, esperienza che considera tuttora molto positiva. Ne esce al principio degli anni Sessanta. Si avvicina alla Camera del lavoro durante il Liceo classico in relazione alle iniziative dei mezzadri. Insieme ad altri giovani comincia una fase di politicizzazione che porterà alla fondazione del Circolo Arci e alla prima Festa dell’Unità. Nello stesso periodo si iscrive a Lettere classiche all’Università di Urbino, completando gli esami senza laurearsi e consentendosi anche un periodo di passione musicale facendo pare di alcuni gruppi locali fino al 1972.
Dopo una prima simpatia per il PSIUP, una tiepida partecipazione al movimento del ’68, nel 1970 aderisce al Partito Comunista. Dopo alcune collaborazioni con la Camera del lavoro di Urbania, viene introdotto nell’apparato CGIL, nel 1974, dal Segretario provinciale Lindo Venturi, anche lui di Urbania. Ha un primo incarico a Urbino come Dirigente del settore 'terra' (braccianti e mezzadri): un’esperienza entusiasmante anche se la mezzadria è al capolinea. Infatti, nel 1977 il settore confluirà nella Costituente contadina.
In Camera del lavoro collabora anche al settore Industria, scuola e università: una utile base formativa per i successivi incarichi. Partecipa a un corso di formazione per dirigenti di 4 mesi ad Ariccia nel 1977. Al Congresso dello stesso anno entra in Segreteria della Camera del lavoro, con Falcioni segretario, Biettini, Cicerchia, Gasperoni. Si occupa di mercato del lavoro e terziario, in particolare del primo supermercato della Coop. L’ingresso in Segreteria coincide con un periodo di ringiovanimento degli apparati, e di una Riforma organizzativa, che parte dal 1975, con la Piattaforma rivendicativa provinciale, dalla riforma del 1978, con la divisione in tre zone: Pesaro, Fano e Urbino e grande decentramento di uomini e risorse, al 1981, che vede la divisione in due comprensori, Pesaro e Fano. In questo contesto Lucarini diventa segretario di Urbino e Montefeltro ed è in Segreteria provinciale. Un periodo difficile, come tutti quelli di cambiamento, ma molto stimolante.
A gennaio 1982 entra in Segreteria regionale, esperienza che, fatta con dirigenti validi ed esperti, Lucarini considera quasi una specie di Università. Qui si occupa di mercato del lavoro, sanità, servizi sociali e poi, nel 1983, di organizzazione e amministrazione.
Avvia una fase di rilancio e ridefinizione delle strutture, decentramento, formazione, amministrazione in un contesto difficile di rottura dell’unità sindacale.
La prima Conferenza regionale dei Servizi sindacali, da lui promossa, apre una stagione di sviluppo organico di tutti i servizi (patronato, servizi fiscali, consumatori, disoccupati), lineari al Sindacato dei diritti. Avvia infine il processo di informatizzazione della CGIL delle Marche.
Nel 1986 diventa Segretario generale del Comprensorio di Pesaro. Delegato al Congresso nazionale CGIL entra nel Direttivo nazionale come Sindaco revisore. Sono anni di grande cambiamento della realtà provinciale, con la chiusura di grandi aziende, ma di notevole dinamismo economico e difficoltà nei rapporti unitari. Impegnandosi a continuare a operare al rinnovamento dei gruppi dirigenti.
In particolare, Lucarini punta a una politica di nuovo insediamento sindacale nel crescente terziario, piccola impresa e artigianato, nuovi diritti, casa, salute, handicap, immigrati, pari opportunità, utenti e consumatori, servizi fiscali. Contestualmente lavora per un consolidamento dei rapporti unitari con la contrattazione e il rilancio dell’iniziativa territoriale.
Nel 1988, a seguito del trasloco nella nuova sede della Cgil in Via Gagarin, Lucarini fa mettere in sicurezza tutti i documenti che avevano esaurito le finalità pratiche correnti e, consapevole del valore storico di quei materiali d'archivio, incarica un’archivista per riordinare le carte più antiche, a lui si deve l'istituzione, alla fine dell'intervento di riordino, dell'Archivio storico, che nel 2012 verrà riconosciuto di interesse storico dalla Soprintendenza ai beni archivistici delle Marche.
Nel 1990 la CGIL ritorna alla struttura provinciale. Il Congresso del 1991 riunifica le due strutture di Pesaro e Fano attraverso un processo difficile e complesso di ricomposizione dei gruppi dirigenti. Sono anni difficili di crisi economica, politica e sindacale ma anche forieri di sviluppi positivi. L’organizzazione, infatti, continua a rafforzarsi.
Nel 1995 lascia l’incarico, sostituito da Giampaoli. Si occupa in seguito di sindacato dei trasporti e nel 1996 passa alle dipendenze dell’Agenzia per l’impiego nelle Marche, in qualità di esperto del mercato del lavoro, fino al pensionamento. Rimane nel Direttivo camerale fino al 2007. Per alcuni anni è consulente collaboratore della Provincia di Pesaro e Urbino, all'Assessorato alla Formazione, e docente in corsi di formazione per apprendisti, disoccupati e carcerati. Nel 2003, e fino al 2015, viene incaricato di coordinare il Progetto Memoria della CGIL di Pesaro, e a collaborare all’Archivio storico CGIL. Nel frattempo, si dedica all’ARCI e con altri alla costituzione dell’AUSER e Filo d’Argento di Urbino, dove sta ancora operando.

Venturi, Lindo
MdM_IT_P_00473 · Pessoa singular · 1928 mar. 7 - 1984 ago. 15

Nasce il 7 marzo 1928 a Urbania. Frequenta la scuola di avviamento professionale e diventa operaio. Nel 1949 si iscrive al partito Comunista, partecipando alle manifestazioni per la pace e alle imponenti raccolte firme dei partigiani della pace, che gli costano varie denunce. Dopo alcuni anni di impegno a Pesaro nella FGCI e nella Formazione politica e primi incarichi di minor rilievo, nel 1958 partecipa alla formazione di sei mesi all’istituto di Studi comunisti di Frattocchie. Nello stesso anno è nominato nel Comitato Federale del PCI pesarese. Per un certo periodo ricopre l’incarico di consigliere comunale a Urbania. Nel 1963, al VII Congresso, viene nominato segretario della Federmezzadri al posto di Aldo Bianchi, diventato segretario della Camera del Lavoro. Entra in Segreteria della Camera del lavoro dove rimarrà fino al 1977. Nel 1967, in occasione dell’VIII Congresso Federmezzadri, viene confermato Segretario, partecipa al Congresso Nazionale ed entra nel Direttivo nazionale della categoria.
Nello stesso anno è il relatore al Convegno regionale per il mercato ortofrutticolo, che si tiene a Fano. Nel 1968 è nominato all’Inam come rappresentante dei lavoratori. Al Congresso del 1969, confermato in Segreteria camerale, partecipa al Congresso nazionale della CGIL. L’impegno nella Federmezzadri termina con l’accordo integrativo provinciale del Patto colonico a conclusione di un periodo di importanti lotte dei mezzadri. Nel 1970 diventa segretario provinciale del sindacato Enti locali, restando anche nella Segreteria camerale e facendo parte del Direttivo della Federazione unitaria CGIL-CISL-UIL. Nel 1974 diventa Segretario provinciale della Camera del lavoro, dopo Monaldi, passato al Partito. Rimane Segretario fino al 1977, in un periodo di difficile ricomposizione delle strutture sindacali. Diventa poi Segretario provinciale dei trasporti e nel 1981 viene eletto Presidente del Comitato provinciale INPS. Dopo il pensionamento rientra a Urbania. Muore in Ancona il 15 agosto 1984 all’età di 56 anni.