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Registo de autoridade
Cicerchia, Lorenzo
MdM_IT_P_00474 · Pessoa singular · 1947 giu. 8 - 2004 giu. 15

Lorenzo Cicerchia nasce l’8 giugno 1947 a Fano (PU). Figlio di Primo Cicerchia e Iolanda Frattini; il padre, emigrato in Canada negli anni Cinquanta, una volta tornato in Italia fonda, insieme al fratello, un’impresa edile. Ben presto, a causa di gravi problemi di salute, deve abbandonare il lavoro e opera come vigile ausiliario per un breve periodo. Cicerchia, dopo le scuole medie, come auspicava, riesce ad iscriversi all’Istituto magistrale di Fano. Come ricorda il figlio Giovanni in una sua recente testimonianza scritta: «lo frequenta solo per due anni, perché, scoperta la gravità della malattia del padre, preferì lasciare gli studi per andare a lavorare in qualità di semplice apprendista in un maglificio fanese». Egli, benché assai giovane ed ancora semplice apprendista, deve essere impiegato anche nei turni notturni e festivi presso il maglificio. Tuttavia, quell’esperienza, durata solo pochi mesi, si rivela decisiva per la carriera sindacale che intraprenderà più tardi. Infatti, ha modo di verificare in presa diretta quali sono le condizioni di lavoro proibitive degli operai e ancor più delle operaie. Tra gli episodi paradigmatici vi è il ricordo dell’ultima notte trascorsa in maglificio, quando il padrone, ubriaco fradicio, porta una prostituta dentro lo stabilimento, noncurante della sua presenza. Il giorno dopo darà le dimissioni non senza inveire contro il proprietario dell’azienda. Cicerchia matura solide idee socialiste e si impegna, ben prima della maggiore età, a lavorare per la loro diffusione concreta. Di più: «si convinse che voleva lottare democraticamente per i diritti dei lavoratori». Così, viene accolto nel Psi con particolare entusiasmo dal futuro Presidente della Provincia Vito Rosaspina e ha modo di mettere a frutto la sua originale capacità militante. Si deve a lui, infatti, un’idea innovativa di finanziamento del partito tra la base contadina. Non potendo ancora guidare autoveicoli a causa dell’età, si fa accompagnare in giro per la provincia invitando i compagni a contribuire in natura cosicché la sezione viene riempita di grano che dopo può essere rivenduto. All’interno del partito Cicerchia si riconosce nella corrente minoritaria (di sinistra) che fa capo a livello nazionale a Riccardo Lombardi e ne diventa uno dei principali animatori nel territorio provinciale. Entra successivamente in “quota socialista” nella Cgil e ne diventa funzionario il primo maggio 1967. Si distingue per aver mantenuto ferma l’incompatibilità tra cariche sindacali e attività politica nei partiti dal momento che «i lavoratori dovevano essere difesi al di là delle loro appartenenze». Sono anni di lotte, quelli a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e di conquiste mai più così importanti per il movimento dei lavoratori, che vedono Cicerchia impegnato in molte vertenze importanti nell’intera provincia di Pesaro e Urbino. Verso la fine degli anni Sessanta è protagonista di alcune delle battaglie più significative a difesa delle operaie impiegate nelle maglierie, allora costrette dai datori di lavoro – ed è solo uno dei tanti soprusi – ad assumere anticoncezionali per evitare gravidanze. Si rende anche protagonista dell’occupazione di alcuni stabilimenti. Ad ogni modo, le lotte sindacali culminano nel 1969 con “l’autunno caldo” e vedono un socialista marchigiano, originario di Recanati, come Giacomo Brodolini, già vicesegretario nazionale della Cgil (1955-1960), divenuto nel 1968 Ministro del Lavoro e della previdenza sociale, promuovere un’importante attività legislativa in materia previdenziale e sindacale nonché sostenere lo Statuto dei lavoratori che entra in vigore (dopo la morte di Brodolini) nel 1970. Proprio dal 1970, e per un decennio circa, Cicerchia è anche membro della segreteria provinciale della Camera confederale del lavoro di Pesaro e Urbino. L’esperienza sindacale è certamente la più rilevante pur non essendo così remunerativa sotto un punto di vista strettamente economico anche per chi ricopre incarichi dirigenziali. Lo animano solidi ideali di giustizia sociale. In tal senso, la carriera sindacale di allora non era nemmeno paragonabile a quella odierna tanto che da alcuni aneddoti raccontati al figlio emerge che «per potersi ricavare uno stipendio, i sindacalisti si firmavano cambiali a vicenda». Nella Cgil Cicerchia è anche segretario della Fillea (nel 1975) e della Filtea (in questa veste si segnala una vertenza che lo vede al fianco delle operaie dell’azienda CIA di Fossombrone) e membro della federazione provinciale di Pesaro della Cgil Cisl e Uil.
L’intensa attività di militanza politica e sindacale lo tiene sovente lontano da casa e non gli risparmia di rimanere invischiato negli episodi più oscuri della storia repubblicana come nel 1974 quando sembrava prossimo un colpo di Stato e Cicerchia in fretta e furia, a notte fonda, insieme a molti suoi compagni è costretto a nascondersi per non rischiare di essere arrestato nel caso di esito positivo del golpe. Come ricorda il figlio, «la passione per la giustizia e l’ostilità verso tutto ciò che poteva rappresentare un’ingiustizia non caratterizzò solamente la sua carriera sindacale ma la sua vita intera». La carriera sindacale di Cicerchia è costretta ad arrestarsi intorno alla fine degli anni Settanta. La malattia, scoperta nel 1977, gli impedisce di continuare a lavorare nel sindacato e ciò proprio quando il segretario generale della Cgil nazionale dell’epoca, Luciano Lama, lo chiama a far parte della segreteria nazionale. Nel 1980 Cicerchia partecipa e vince un concorso all’Istituto autonomo case popolari (IACP). Come ricorda ancora il figlio: «non fu semplice passare dal ruolo di dirigente sindacale a semplice impiegato d’ordine. Ma anche lì non mancò di distinguersi» per la sua rettitudine e abnegazione. Seppure profondamente segnato nel fisico dalla malattia (dal 1984 e fino alla morte, avvenuta vent’anni anni dopo, è costretto a fare la dialisi a giorni alterni), non smette mai di occuparsi di politica. Inoltre, nel 1983, viene indicato come vicepresidente del neonato Consorzio Megas, costituito per la metanizzazione dei Comuni interni alla provincia di Pesaro e, verso la fine degli anni Ottanta, su indicazione dell’allora vicesegretario generale Valter Giangolini (che entra in Cgil proprio grazie a Cicerchia alla fine degli anni Settanta), viene nominato segretario della neonata associazione Federconsumatori di Pesaro. Quest’ultima, in quel periodo, si distingue per la battaglia per il prezzo del pane. Il passare del tempo, tuttavia, lo mina progressivamente nel fisico relegandolo, specie nell’ultimo periodo, spesso in casa. Muore a Pesaro il 15 giugno 2004.

Falcioni, Massimo
MdM_IT_P_00475 · Pessoa singular · 1949 feb. 8 -

Nato a Pesaro l’8 febbraio 1949. Iscritto al Pci. È funzionario della Cgil dal 1974 (responsabile dell’ufficio economico), quando era ancora studente. Nel 1975 è membro della segreteria della Camera del Lavoro provinciale di cui nel 1977 diventa segretario provinciale successivamente riconfermato nel 1980 fino al 1982.

Spaccazocchi, Riccardo
MdM_IT_P_00477 · Pessoa singular · 1947 set. 25 -

Nato a Fano, si iscrive al Psi. Funzionario della Cgil dal 1968. È stato responsabile dell’Inca e poi degli edili a Fano. Nel 1975 è responsabili degli edili a Pesaro. È stato segretario della Cgil di Fano dal 1980 al 1983.

Ferri, Rino
MdM_IT_P_00481 · Pessoa singular
Giombetti, Mario
MdM_IT_P_00482 · Pessoa singular
Giampaoli, Giuliano
MdM_IT_P_00488 · Pessoa singular · 1950 mag. 24 -

Giuliano Giampaoli nasce a Urbania il 24 maggio 1950, dopo il Liceo si iscrive a Scienze politiche e la sua prima esperienza sindacale è nel 1974 negli organismi di zona della Cgil a Urbania. Nel 1975, finito il militare, viene eletto in Consiglio comunale, ruolo non più compatibile con l'impegno sindacale. Si iscrive al Partito comunista e gli viene chiesto di aprire gli uffici della Cna da Urbania a Borgo Pace. Dopo tre anni, l' 'autorità' del partito gli chiede di lasciare la Cna e l'antico rapporto con Cgil, per lavorare nella Federazione comunista prima per dirigere la commissione operaia, poi all’interno della segreteria. Non è tuttavia un contesto convincente. «Sentivo che il Pci si interessava molto di politica, ma, con rapporti sempre meno solidi con i riferimenti sociali fondamentali», ha dichiarato in un’intervista. Così chiede di riprendere il rapporto cominciato dieci anni prima con la Cgil. Nel 1987 inizia l'impegno a tempo pieno in Cgil e viene eletto segretario della Fillea provinciale. Nel frattempo, a 32 anni, si era sposato con Adriana Mollaroli, futura consigliera regionale dal 2000 al 2010. Nel 1992 passa alla segreteria della Fillea regionale: in questo ruolo, nel pieno di Tangentopoli, si adopera per fare approvare la prima legge sugli appalti. «La Fillea era un osservatorio molto interessante. […] L’edilizia è stato sempre il regno della flessibilità: finiva il cantiere e l’edile veniva licenziato e avevi come forte tutela soprattutto la cassa edile, che era un ente bilaterale serio, e la scuola edile, che però stava esaurendo l'attrattiva verso i giovani». Nel 1995 gli viene chiesto di assumere la segreteria della Camera del lavoro di Pesaro, dove «si era aperta una fase di tensioni pesanti» per la difficoltà a trovare un candidato unitario. Rimane i previsti otto anni, fino al febbraio del 2003. «Ho avuto un’ottima occasione di verifica politica e sindacale perché quelli sono i primi anni in cui il mondo cominciò a cambiare». Infatti nonostante la fine della guerra fredda, lo scoppio di Tangentopoli, il terremoto politico che aveva sconquassato il sistema della prima Repubblica l’inizio della politica spettacolo incarnata dai governi Berlusconi, il sindacato era rimasto statico, a parte l’inevitabile perdita delle componenti politiche. «Anche gli anni di Cofferati ripropongono certezze 'senza se e senza ma' rispetto all'identità consolidata della Cgil, ma sono privi di soluzioni stabili e chiare per il nuovo secolo».
Giuliano Giampaoli cerca di focalizzare l’attenzione sulla formazione continua, «predicata da istituzioni e imprese e mai praticata», che porta a qualche interessante risultato: ad esempio la sperimentazione di un corso della Provincia su Cad-Cam, offerto direttamente ai lavoratori. La partecipazione è buona, ma manca un progetto che ne prevede la continuazione o la sua ripetizione. Inoltre la segreteria di Giampaoli avrebbe sostenuto la partecipazione di Pesaro a un bando nazionale sulla formazione e avrebbe conseguito la sottoscrizione da parte di Cgil, Cisl e Uil di un patto per la formazione con Confindustria.
Formazione, rappresentanza, organizzazione del lavoro sono i terreni di iniziativa che a Pesaro la Cgil cerca in particolare di praticare dopo l'approvazione della legge n. 626 del 1994 su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Vengono realizzati gli enti bilaterali dedicati alla sicurezza e vengono promosse corsi di formazione per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
All’interno del sindacato si cerca di valorizzare nuove figure giovani, in particolare donne; si cura l’organizzazione dei servizi (vertenze, patronato, fisco) che a Pesaro dimostrano anche punte di eccellenza; si riordina la politica delle sedi sindacali. La nascita di Nidil, il sindacato dei lavoratori atipici, assieme alla solidità dei servizi, viene considerata una risposta alle nuove fragilità del mondo del lavoro.
Infine con la segreteria di Giampaoli nasce l’Ufficio studi, volto alla comprensione della crisi che si apriva nel sistema locale delle imprese e alla valutazione dell'attività degli enti locali, che «attraverso il “welfare locale” potevano attivare il motore di un nuovo sviluppo». Per garantire la qualità e la coesione nei rapporti sociali, diventa pratica costante la formazione di base offerta agli stranieri nelle sedi Cgil.
Terminato l’incarico a Pesaro, diventa responsabile regionale dell’Inca, fino al 2007. Gli ultimi anni, Giampaoli li passa nella segreteria regionale, dove tuttavia si trova a non condividere metodi di lavoro e alcune scelte politiche. Prima di lasciare nel 2010, riesce a rendere usuali le assemblee dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nei luoghi di lavoro, promuovendo anche la verifica del lavoro svolto dai servizi di prevenzione sui luoghi di lavoro. Una volta in pensione, per un anno ha un incarico come responsabile della Cgil di Fano, riorganizzandone la struttura territoriale attraverso il potenziamento delle sedi periferiche. In seguito la nuova segretaria della Camera del Lavoro di Pesaro, Simona Ricci, gli propone di seguire il progetto sulla storia e la memoria del sindacato.

Fattori, Angela
MdM_IT_P_00489 · Pessoa singular
Salvi, Elio
MdM_IT_P_00492 · Pessoa singular · 1932 feb. 2 -

Nasce ad Acqualagna il 2 febbraio 1932 in una famiglia mezzadrile. Contadino mezzadro anche lui, comincia l’attività sindacale da giovanissimo, nel 1946, come collettore, assieme a un capolega, per raccogliere gli iscritti alla Federmezzadri. La sua Lega è composta da circa 20 famiglie. In questa veste partecipa alle battaglie per l’applicazione del Lodo De Gasperi e alle successive battaglie mezzadrili. Si iscrive al Partito comunista nel 1949, animando prima la sezione di Cagli, poi quella di Acquaviva. Sono zone povere di quadri del partito e dunque l’impegno di Elio Salvi è decisivo nella propaganda. Frequenta un corso Togliatti alla scuola comunista. Da giovane militante partecipa alle mobilitazioni dei Partigiani per la pace, finendo sotto processo per ben tre volte, poi alle iniziative contro la 'legge truffa'. Nel 1955 viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Cagli. Nello stesso anno frequenta un corso mensile alla scuola Marabini di Bologna per due mesi. I giudizi formulati dalla direzione della scuola mettono in luce la timidezza, una visione del partito ancora troppo propagandistica e le inevitabili difficoltà nello studio. Ma lo descrivono anche come un compagno attaccato al partito, pieno di entusiasmo e di buona volontà, combattivo, capace di dare un notevole contributo di critica. Nel 1956 è nominato membro della Segreteria della Sezione Pci di Cagli ed è eletto consigliere comunale nel Comune. Si trasferisce in Svizzera per qualche mese per lavoro, ma ritorna per partecipare alla campagna elettorale per le elezioni legislative del 1958. Dal primo dicembre 1957 al 28 febbraio 1959 è infatti funzionario di zona del Pci. Nello stesso anno partecipa a un corso di tre mesi all’Istituto di studi comunisti di Frattocchie. Il 1 marzo 1959 viene nominato nuovamente segretario della Camera del lavoro di Cagli, Acqualagna e Cantiano. È inoltre responsabile della locale Federmezzadri e membro del direttivo provinciale. In questa veste conclude vittoriosamente una vertenza con la curia che non forniva i conti colonici al mezzadro. Segue il declino della mezzadria, occupandosi delle disdette al proprietario, in seguito alla scelta dei mezzadri di spostarsi nelle fabbriche. Con il lento superamento della mezzadria si sposta anche l’attività sindacale di Salvi che segue la lotta all’interno del maglificio Magi, dove gli operai iscritti alla Cgil sono licenziati. Nel novembre del 1965 viene nominato consigliere provinciale, nei mesi della 'giunta morta', così detta perché sopravvive appena pochi mesi. Dai documenti a disposizione risulta eletto nel 1964 e nel 1969 nel Comitato direttivo della Camera del lavoro provinciale. Inoltre dal 1959 al 1980 è segretario della mutua dei coltivatori diretti. A partire dal 22 dicembre 1968 viene nominato nel Comitato federale del Pci. Nel 1973 Elio Salvi si sposta a Pesaro, dove ha un incarico nell’A,ministrazione generale e segue la Federbraccianti assieme a Pulisca e la Federmezzadri. Nel 1974 diventa segretario degli autotrasporti. Nel 1982 va in pensione, ma continua a collaborare con lo Spi e con l’Auser.

Roberti, Gianfranco
MdM_IT_P_00640 · Pessoa singular · 1946 mag. 18 -

Nato a Colbordolo, Segretario organizzatore della Camera del lavoro territoriale di Pesaro e Urbino nel 1988.

Scheda, Rinaldo
MdM_IT_P_00497 · Pessoa singular · 1923 - 2009 feb. 9 febbraio

Rinaldo Scheda nasce a Bologna nel 1923. Giovane antifascista, nell’immediato dopoguerra viene coinvolto nelle lotte che hanno al centro la Camera del lavoro di Bologna. Diventa in seguito e rapidamente dirigente del sindacato degli edili e poi giovanissimo segretario generale della Fillea di Bologna. Giuseppe Di Vittorio comincia a stimarlo e nel 1952 lo propone Segretario generale della Fillea nazionale.
Dopo la morte di Di Vittorio, avvenuta nel novembre del 1957, il nuovo segretario generale della Cgil, Agostino Novella, lo chiama in segreteria come responsabile dell’organizzazione, incarico che mantiene dal 1958 al 1981, anche quando Luciano Lama diventa segretario generale. Nel frattempo è anche membro della direzione del Pci. Nel 1981 esce dalla segreteria nazionale ma rimane in Cgil fino al 1985, interessandosi della scuola di Ariccia e della formazione dei Quadri. Nel 1985 il Pci lo candida come capolista alle regionali del Lazio dove viene eletto. Nel 1990, con la svolta della Bolognina e a causa di pesanti problemi di salute, si ritira dalla scena politica. La Cgil lo ricorda come un personaggio forte e carismatico, uno dei costruttori della Cgil moderna.