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Salvi, Elio
MdM_IT_P_00492 · Person · 1932 feb. 2 -

Nasce ad Acqualagna il 2 febbraio 1932 in una famiglia mezzadrile. Contadino mezzadro anche lui, comincia l’attività sindacale da giovanissimo, nel 1946, come collettore, assieme a un capolega, per raccogliere gli iscritti alla Federmezzadri. La sua Lega è composta da circa 20 famiglie. In questa veste partecipa alle battaglie per l’applicazione del Lodo De Gasperi e alle successive battaglie mezzadrili. Si iscrive al Partito comunista nel 1949, animando prima la sezione di Cagli, poi quella di Acquaviva. Sono zone povere di quadri del partito e dunque l’impegno di Elio Salvi è decisivo nella propaganda. Frequenta un corso Togliatti alla scuola comunista. Da giovane militante partecipa alle mobilitazioni dei Partigiani per la pace, finendo sotto processo per ben tre volte, poi alle iniziative contro la 'legge truffa'. Nel 1955 viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Cagli. Nello stesso anno frequenta un corso mensile alla scuola Marabini di Bologna per due mesi. I giudizi formulati dalla direzione della scuola mettono in luce la timidezza, una visione del partito ancora troppo propagandistica e le inevitabili difficoltà nello studio. Ma lo descrivono anche come un compagno attaccato al partito, pieno di entusiasmo e di buona volontà, combattivo, capace di dare un notevole contributo di critica. Nel 1956 è nominato membro della Segreteria della Sezione Pci di Cagli ed è eletto consigliere comunale nel Comune. Si trasferisce in Svizzera per qualche mese per lavoro, ma ritorna per partecipare alla campagna elettorale per le elezioni legislative del 1958. Dal primo dicembre 1957 al 28 febbraio 1959 è infatti funzionario di zona del Pci. Nello stesso anno partecipa a un corso di tre mesi all’Istituto di studi comunisti di Frattocchie. Il 1 marzo 1959 viene nominato nuovamente segretario della Camera del lavoro di Cagli, Acqualagna e Cantiano. È inoltre responsabile della locale Federmezzadri e membro del direttivo provinciale. In questa veste conclude vittoriosamente una vertenza con la curia che non forniva i conti colonici al mezzadro. Segue il declino della mezzadria, occupandosi delle disdette al proprietario, in seguito alla scelta dei mezzadri di spostarsi nelle fabbriche. Con il lento superamento della mezzadria si sposta anche l’attività sindacale di Salvi che segue la lotta all’interno del maglificio Magi, dove gli operai iscritti alla Cgil sono licenziati. Nel novembre del 1965 viene nominato consigliere provinciale, nei mesi della 'giunta morta', così detta perché sopravvive appena pochi mesi. Dai documenti a disposizione risulta eletto nel 1964 e nel 1969 nel Comitato direttivo della Camera del lavoro provinciale. Inoltre dal 1959 al 1980 è segretario della mutua dei coltivatori diretti. A partire dal 22 dicembre 1968 viene nominato nel Comitato federale del Pci. Nel 1973 Elio Salvi si sposta a Pesaro, dove ha un incarico nell’A,ministrazione generale e segue la Federbraccianti assieme a Pulisca e la Federmezzadri. Nel 1974 diventa segretario degli autotrasporti. Nel 1982 va in pensione, ma continua a collaborare con lo Spi e con l’Auser.

Roberti, Gianfranco
MdM_IT_P_00640 · Person · 1946 mag. 18 -

Nato a Colbordolo, Segretario organizzatore della Camera del lavoro territoriale di Pesaro e Urbino nel 1988.

Scheda, Rinaldo
MdM_IT_P_00497 · Person · 1923 - 2009 feb. 9 febbraio

Rinaldo Scheda nasce a Bologna nel 1923. Giovane antifascista, nell’immediato dopoguerra viene coinvolto nelle lotte che hanno al centro la Camera del lavoro di Bologna. Diventa in seguito e rapidamente dirigente del sindacato degli edili e poi giovanissimo segretario generale della Fillea di Bologna. Giuseppe Di Vittorio comincia a stimarlo e nel 1952 lo propone Segretario generale della Fillea nazionale.
Dopo la morte di Di Vittorio, avvenuta nel novembre del 1957, il nuovo segretario generale della Cgil, Agostino Novella, lo chiama in segreteria come responsabile dell’organizzazione, incarico che mantiene dal 1958 al 1981, anche quando Luciano Lama diventa segretario generale. Nel frattempo è anche membro della direzione del Pci. Nel 1981 esce dalla segreteria nazionale ma rimane in Cgil fino al 1985, interessandosi della scuola di Ariccia e della formazione dei Quadri. Nel 1985 il Pci lo candida come capolista alle regionali del Lazio dove viene eletto. Nel 1990, con la svolta della Bolognina e a causa di pesanti problemi di salute, si ritira dalla scena politica. La Cgil lo ricorda come un personaggio forte e carismatico, uno dei costruttori della Cgil moderna.

Godi, Otello
MdM_IT_P_00505 · Person · 1924 mag. 22 - 1985 giu. 25

Otello Godi nasce a Pergola il 22 maggio 1924. Proviene da una famiglia di estrazione popolare impiegata nel commercio in quanto proprietaria di un distributore di benzina. Godi ha modo di compiere i suoi studi fino al livello di scuola media superiore conseguendo il diploma di maturità magistrale anche se di fatto la sua attività lavorativa sarà segnata dall’impegno sindacale. Nel periodo che va dal 1945 al 1948 Godi è uno degli esponenti della corrente cristiana presente nella segreteria provinciale della Cgil, il sindacato unitario che si ricollegava idealmente all’esperienza della Confederazione Generale del Lavoro (Cgl) disciolta durante il ventennio fascista. In quel periodo, in qualità di componente della segreteria provinciale, Godi è affiancato prima, nel 1945, da Arnaldo Forlani (futuro leader locale e soprattutto nazionale della Democrazia Cristiana), poi dal futuro Senatore democristiano Giovanni Maria Venturi (1946-1947) e soprattutto da Guido Barboni che successivamente, insieme allo stesso Godi, fonda e guida la Libera Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori (Lcgil) nella provincia pesarese. Godi è anche membro della segreteria provinciale della Confederterra per la corrente cristiana e, a testimonianza delle divergenze strategiche all’interno della Cgil che si andavano palesando in merito al ciclo di lotte che si stavano espandendo, il 24 giugno del 1948 si schiera contro lo sciopero della trebbiatura indetto dal sindacato agricolo. Nello stesso anno, insieme a Barboni, si dimette dalla segreteria provinciale della Camera del Lavoro di Pesaro. Le dimissioni di Godi sono legate al particolare momento storico-sindacale e soprattutto politico che si stava vivendo a livello nazionale con inevitabili riverberi a livello locale. Infatti, in seguito alla rielezione, nel 1947, del comunista Mariano Bertini alla guida della Cgil pesarese, dovuta alla marcata egemonia comunista in sede congressuale (espressa dal 65% dei consensi ottenuti), la componente cristiana ottiene un consenso che non supera il 10% dei voti. Ciò alimenta le divergenze strategiche in seno al sindacato e s’impone una divisione determinata sia dall’espulsione delle sinistre dal quarto governo guidato dal democristiano Alcide De Gasperi nel maggio 1947, a cui si aggiunge la scelta inequivocabilmente filoatlantica in politica internazionale successiva alle elezioni politiche del 1948, sia dal clima di vita interno al sindacato dove la componente cristiana lamenta approssimazioni e inadempienze con cui si sono svolte le precedenti elezioni per le delegazioni sindacali congressuali. Da qui il venir meno della solidarietà tra i diversi raggruppamenti, secondo Mario Tinti, rappresentante sindacale di area cattolica e futuro dirigente della Cisl. Ma sono soprattutto gli scioperi generali di carattere politico, di cui quello in occasione dell’attentato al leader comunista Palmiro Togliatti è l’ultimo paradigmatico esempio, l’aspetto che crea maggiori frizioni tra componenti vicine alle nuove forze di governo e chi, come soprattutto i comunisti, deve attrezzarsi per una lunga opposizione in un clima di intensificazione della repressione delle lotte popolari. La divisione viene sancita poco dopo l’attentato a Togliatti in occasione del Consiglio nazionale delle Acli (22 luglio 1948) e a Pesaro è proprio Godi a informare Giulio Pastore, capo della Segreteria Generale della corrente sindacale cristiana, che il 26 luglio anche nella provincia pesarese si era consumata la rottura con l’uscita dalla Cgil. Successivamente, è ancora Godi a comunicare a Pastore l’avvenuta costituzione locale della Lcgil quale «frutto di intenso lavoro di proselitismo e di impegno». La segreteria della nuova organizzazione sindacale provinciale era composta da Godi e Barboni. La costituzione dell’Unione Provinciale dei Liberi Sindacati dei Lavoratori è annunciata da una circolare datata 2 ottobre indirizzata da Godi a tutti i segretari mandamentali. Il 28 ottobre del 1949, secondo quanto riportato nel verbale del comitato direttivo, risultano eletti alla segreteria provinciale Guido Barboni (in qualità di segretario responsabile coordinatore), Otello Godi (segretario), Oddo Lucarelli (segretario), Bruno Regini (vicesegretario) e Alfio Tinti (vicesegretario). L’organizzazione, in questa prima fase, può contare principalmente sulle adesioni provenienti dal pubblico impiego, in genere del ceto impiegatizio, degli insegnanti e in particolar modo di maestri e maestre elementari. Segue, in ambito nazionale, dopo una serie di vicissitudini che avevano portato alla formazione della Federazione Italiana dei Lavoratori (Fil), da parte di ex aderenti repubblicani e socialdemocratici della Cgil, la nascita della Confederazione italiana sindacati lavoratori (Cisl) come fusione della Lcgil e della maggioranza della Fil (la cui minoranza, integrata da elementi socialisti espulsi dalla Cgil, dà vita alla Uil). La Cisl, nata il primo maggio del 1950, nel pesarese, come in altri territori, deve molto per la sua costituzione al ruolo giocato dalle Acli e alla dialettica con il mondo cattolico. Tale rapporto ambivalente, da un lato, si manifesta in termini di autonomia e tendenziale distacco soprattutto rispetto al blocco sociale moderato democristiano (rispetto al quale risulta tuttavia comune l’opzione anticomunista), dall’altro, rimane comunque in gran parte estranea (se non in alcune categorie più combattive come saranno i metalmeccanici della Fim soprattutto all’interno dell’esperienza unitaria del Flm) alla teorizzazione e alla prassi del conflitto sociale, e dunque interna ad un orizzonte interclassista. Nel suo orientamento improntato sull’apoliticità e la democraticità, nondimeno, gioca un ruolo rilevante anche il modello contrattualistico dei sindacati anglosassoni. La Cisl provinciale, guidata da Alfio Tinti per un ventennio, vede nel 1951 l’adesione di poco meno di 7.000 iscritti in gran parte concentrati nel settore terra (3.000) e tra gli edili (oltre 2.400). Otello Godi, da parte sua, è costantemente presente nella segreteria provinciale fino al 1970. In questo arco temporale egli ha anche modo di occuparsi in modo specifico di vertenze e contratti, e non a caso è ricordato da chi si è formato nel sindacato sotto il suo magistero (Gianluigi Storti) come «un grande contrattualista» o, da chi lo ha affiancato ed ha condiviso incarichi dirigenziali fin dagli anni Cinquanta (Alfio Tinti), come uno «talmente bravo [in questo settore] che persino il Tribunale lo chiamava per delle consulenze». Più volte delegato provinciale ai congressi nazionali della Cisl (in particolare al IV nel 1962 e al VII nel giugno del 1973. Entrambi tenutisi a Roma), il 7 luglio 1970 Godi diventa segretario generale della federazione provinciale succedendo a Tinti. Ricopre tale incarico fino al 1984 quando una sopraggiunta malattia gli inibisce l’uso della voce. Ciò non gli impedisce, tuttavia, di mettersi ancora a disposizione dell’Unione sindacale territoriale nel tentativo di «studiare e di elaborare delle proposte sindacali quali l’innovazione tecnologica, la richiesta di informazioni dalle aziende [e anche proposte] sulla sanità, sulla scuola e sui provvedimenti da prendere per tutelare la salute dei lavoratori» come testimonia una sua accorata comunicazione letta dalla moglie Elena Truosolo in occasione di un consiglio generale straordinario. Personalità misurata e solida, Godi rivendica costantemente una concezione non corporativa della democrazia oltre alla valorizzazione dell’autonomia sindacale quali tratti centrali della Cisl. Muore a Pesaro il 10 giugno 1985.

Morotti, Gino
MdM_IT_P_00540 · Person · [193-?] -

È indicato come Segretario della Camera del Lavoro di Fano. Nel 1960 subentra all’ufficio contratti e vertenze a Nino Gabbani. Nel 1961 diventa rappresentante del sindacato auto-ferro-tranvieri. Nello stesso anno è delegato all’Inam in rappresentanza dei lavoratori dell’agricoltura.

Gabbani, Nino
MdM_IT_P_00541 · Person · [192-?] -

Figlio di Augusto Gabbani. Frequenta l’avviamento professionale durante il fascismo a Pesaro. Partecipa alla Resistenza, ricoprendo il ruolo di tenente nella Brigata Garibaldi Bruno Lugli. Dal 1947 al 1960 gestisce l’Ufficio vertenze e contratti della Camera confederale del lavoro di Pesaro. Fa parte della Segreteria della Camera del lavoro di Pesaro nel 1948 e nel 1951. Dal 1961 risulta nell’Unione artigiani Pesaro. Nel 1969 ne è il direttore. Dal 1968 è membro della Commissione federale di controllo del Pci. Dal 1964 al 1969 è consigliere comunale del Pci a Pesaro. Negli anni Settanta, è consigliere provinciale per il Pci.