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Notice d'autorité
Confraternita del Santissimo Sacramento
Collectivité

La Confraternita del SS. Sacramento fu istituita ed ebbe sede presso la chiesa di S.Nicolò fin dal XVI secolo e fra le altre attività sembra si occupasse dell’Ospedale. La documentazione del fondo è costituita da tre registri di entrata ed esito che vanno dal 1558 al 1923 e un libro della Cappellania Spinelli.

Legato Mancini
Collectivité

Il parroco Don Damiano Mancini, con testamento redatto in data 11 dicembre 1863, dispose che si formasse un capitale dalle rendite di un suo podere a favore degli infermi poveri di Patrignone con la distribuzione di denaro e medicinali agli stessi.

Legato Pio Pasqualini
Collectivité

Serafino Pasqualini, tramite testamento rogato dal notaio Cellini in data 8 luglio 1847, istituì un legato di £ 1000 da reinvestire per formare il capitale con i cui frutti il suo erede avrebbe destinato ai due parroci di Montalto delle Marche; i curati avrebbero avuto l’obbligo di distribuire un’elemosina ai poveri ogni anno nel giorno della Vigilia di Natale.

Opera Pia Peretti - Mignucci
Collectivité

Il cardinale Andrea Peretti, con testamento rogato dal notaio Fonzi di Roma in data 3 agosto 1629, dispose che i frutti del suo lascito (£60.000) fossero usati per acquistare grano e distribuirlo ai poveri di Montalto delle Marche. A questo primo lascito si aggiunsero i beni della signora Anna Prosperi (ved. Mignucci) sempre con testamento datato 11 aprile 1887.

Cassa di prestanza agraria
Collectivité

Le casse di prestanza agraria si diffusero nella seconda metà dell'Ottocento in virtù della trasformazione dei monti frumentari e dei monti pecuniari; con entrambi le casse condividevano la matrice ideologica della lotta all'usura, ma se l'ambito agrario le assimilava ai monti frumentari, la concessione di prestiti in strumenti agricoli o in moneta le accomunava ai monti pecuniari. Solitamente gestite da una commissione di nomina o a partecipazione comunale in cui aveva parte di rilievo la Congregazione di carità, esse vennero sottratte alla disciplina legislativa degli istituti di assistenza e di beneficenza con il T. U. del 9 aprile 1922 n. 932. Il r.d. 4 maggio 1924, n. 814 stabilì la trasformazione degli antichi istituti di prestito agrario - monti o casse che fossero - in casse comunali di credito agrario che sottoponeva le nuove casse comunali alla vigilanza della Banca d'Italia pur perdurando in taluni casi l'amministrazione da parte della locale congregazione di carità. La cassa di prestanza agraria di Montalto delle Marche fu istituita con Decreto reale l’8 aprile 1886 e elargiva prestiti in denaro a favore degli agricoltori al tasso del 3%; nel 1895 la trasformazione dei Monti Frumentari di Montalto, Porchia e Patrignone fece ottenere alla Cassa la metà dei patrimoni di detti istituti.

Angelini, Giuseppe
MdM_IT_P_00464 · Personne · 1920 gen.15 - 2007 gen. 8

Giuseppe Angelini nasce a Novafeltria il 15 gennaio 1920, frequenta il liceo classico “Giulio Cesare” a Cesena e, una volta terminati gli studi, viene ammesso nel 1938 alla Scuola Normale di Pisa alla Facoltà di Lettere e filosofia. Incrocia docenti di rigorosa ispirazione democratica e liberalsocialista, come Luigi Russo, Guido Calogero, Giorgio Pasquali. Tra i suoi compagni di studio si annoverano Scevola Mariotti, poi latinista e filologo classico, e Alessandro Natta, divenuto Segretario nazionale del Pci alla morte di Berlinguer
Sollecitato da Natta e, probabilmente, motivato dagli stimoli suscitati dai docenti incontrati nella sua esperienza universitaria, si indirizza verso il liberalsocialismo, movimento fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini, che proprio dalla Normale era stato licenziato in seguito al suo rifiuto di prendere la tessera del partito fascista.
La guerra gli impedisce di terminare gli studi universitari. Richiamato alle armi nel 1942, frequenta a L’Aquila il corso allievo ufficiale, ma una volta che emerge il suo antifascismo, viene trasferito a Bari all’Ufficio imbarchi e sbarchi. Qui il suo percorso ideale conosce una nuova svolta. In seguito ad alcuni incontri a Bari aderisce a posizioni marxiste. Quando Togliatti annuncia la ‘svolta di Salerno’ nel marzo 1944, la sua adesione intima al Pci è compiuta.
Trovandosi al sud quando giunge l’8 settembre, decide di arruolarsi nel Corpo italiano di liberazione, dove ottiene il grado di sergente combattendo i tedeschi al fianco degli alleati. Nel dopoguerra torna a Novafeltria e si iscrive al Pci, venendo ammesso, già nel 1946, nel Comitato federale del partito. Il 15 aprile 1946 è eletto sindaco, incarico ricoperto fino al 25 maggio 1947. Nel settembre de 1946 sposa Anna Maria Cucci, da cui ha due figlie, Chiara e Angela. Nel frattempo riprende e completa gli studi laureandosi in Lettere e filosofia all’Università di Bologna nel 1949, con una tesi di laurea, su Piero Gobetti.
In seguito all’abbandono della segreteria della Camera del Lavoro pesarese da parte di Angelo Arcangeli, data la sua vasta preparazione culturale e le sue qualità politiche, viene nominato segretario generale. Fino ad allora, nel’ambito della Cgil, aveva diretto un ufficio studi, che aveva dato un buon supporto ai vari convegni. Mantiene questo ruolo dal 1951 al 1956, salvo pochi mesi nel 1953, quando è sostituito da Giuseppe Chiappini. Nonostante la scissione sindacale, si tratta di una camera vitale e forte. Durante la segreteria, Angelini procede a una progressiva riorganizzazione, sostituendo le camere mandamentali con camere comunali, per accrescerne la presenza nel territorio in una fase storica in cui vi sono molti fronti aperti: quello delle vertenze mezzadrili, la lotta alla disoccupazione, l’attuazione del Piano del lavoro. In particolare, nella veste di segretario si adopera contro la smobilitazione della miniera di zolfo di Cabernardi, occupata dai minatori per trentanove giorni nel 1952, e il progressivo ridimensionamento di quella di Perticara. Al convegno del 15 luglio 1952, organizzato dalla Camera di commercio di Pesaro sul potenziamento delle risorse solfifere, mosso dalle forti ricadute sull’occupazione conseguenti alla chiusura dei due bacini solfiferi, sollecita il ministro Campilli a promuovere nuove ricerche da parte delle società concessionarie e a trasformare l’Ente zolfi italiano da organismo finanziario in produttore. Si tratta in realtà di un progetto irrealizzabile: il destino delle due miniere in via di esaurimento è segnato. La proposta di Angelini si colloca tuttavia in una strategia più ampia, volta all’ammodernamento delle valli pesaresi, attraverso un piano di industrializzazione e uno irriguo che favorisse la modernizzazione dell’agricoltura, l’utilizzo delle acque per produrre energia elettrica, la difesa del suolo e dell’assetto idrogeologico dei bacini fluviali. Porta le sue idee al 2° Corso di studi comunisti a Roma, nel maggio del 1955. Il saggio finale, intitolato Le lotte per la rinascita della montagna e delle cinque valli della provincia di Pesaro, affronta le questioni a cui è più sensibile. Il giudizio del direttore Edoardo D’Onofrio è molto lusinghiero.
Contestualmente all’impegno nella Camera del lavoro, Angelini porta avanti quello nel consiglio provinciale, dove siede dal 1951 al 1969. Dal 1951 al 1956, in concomitanza con il suo mandato alla segreteria nella Camera del lavoro, ricopre il ruolo di assessore allo sviluppo economico nella giunta social-comunista guidata da Wolframo Pierangeli. Nello stesso periodo è segretario della Federazione del Pci di Pesaro.
Dal 1958 al 1968 è eletto per due legislature deputato alla Camera. La sua attività da parlamentare riflette il suo impegno precedente. Dal 1958 al 1965 è membro della IX Commissione permanente Lavori pubblici, nella quale ricopre l’incarico di segretario dal 12 luglio 1963 al 20 gennaio 1965. Dopo un anno trascorso nella VII Commissione permanente Difesa, dal gennaio 1965 al gennaio 1966, viene nominato alla XI Commissione permanente Agricoltura fino al giugno 1968. Inoltre tra il giugno del 1966 e il giugno del 1968 è membro della Commissione speciale per l’esame di progetti relativi alle zone depresse del centro nord. Partecipa complessivamente alla presentazione di 45 progetti di legge, di cui 4 vengono approvati. Di due, non ratificati, è primo firmatario: la proposta di estensione a tutti i comuni del Mezzogiorno e delle isole o di altri comuni che si trovano in condizioni similari delle disposizioni indicate all’articolo 13 della legge 589 del 1949, che prevedeva la garanzia statale sui mutui contratti per opere di interesse generale, soltanto per province e comuni del Mezzogiorno e di altre aree che si trovavano al di sotto di un certo numero di abitanti (1959); la richiesta di allargamento delle tutele previste per i lavoratori colpiti da malattie professionali dovuti all’esposizione di anidride solforosa o acido solforico (1963). Nei suoi 49 interventi in aula continua a manifestare particolare attenzione alle questioni più complesse del territorio di Pesaro Urbino e del Montefeltro: assetto idrogeologico, viabilità, trasporti, attività economiche, problemi del lavoro. Le sue interrogazioni denunciano le condizioni di vita e lavoro dei lavoratori della industria estrattiva, del mobile, del comparto agricolo e ortofrutticolo, chiedono misure economiche e previdenziali in loro favore, sostengono la difesa del posto dell’occupazione. Anche la sua sensibilità verso le difficili condizioni di vita nelle zone di montagna e in diversi entroterra è ben presente nella sua attività parlamentare. In particolare è tra i firmatari della proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione di un fondo nazionale per la montagna. Inoltre rappresenta il Pci nell’Unione nazionale dei comuni e degli enti montani.
L’impegno parlamentare si accompagna alla sua partecipazione alla vita politica pesarese, dove siede al Consiglio provinciale. Non abbandona nemmeno il suo legame con l’impegno sindacale. Lo troviamo ad esempio alla guida, assieme ai dirigenti della Camera del lavoro Elmo Del Bianco e Alfideo Mili, alla colonna motorizzata che da Perticara arriva a Pesaro l’11 luglio 1958 per protestare contro lo smantellamento della miniera. Avendo difeso il diritto dei manifestanti a entrare in città di fronte al blocco della polizia è denunciato, assieme ad altri per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale, istigazione a disobbedire alle leggi e promozione di riunione in luogo pubblico senza preventivo avviso dall’autorità. Il 20-21 febbraio 1960 figura tra i relatori del VI congresso provinciale di Pesaro della Federmezzadri. Viene colpito da una nuova denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale, a cui segue una richiesta di autorizzazione a procedere respinta dal Parlamento, in seguito alla sua partecipazione allo sciopero dei lavoratori del legno, indetto dal 21 al 23 dicembre 1960 in vari mobilifici pesaresi. Aveva infatti accusato il maresciallo dei carabinieri intervenuto di « commettere degli arbitri e di non conoscere la legge».
Tra il 1964 e il 1970, è nominato alla segretaria regionale del Pci marchigiano. In questa veste sostiene finanziariamente la nascita a Pesaro del Circolo culturale Antonio Gramsci, alveo della futura classe dirigente del Partito comunista pesarese. Pur entrando presto in conflitto con l’eterodossa larghezza di idee che anima il Circolo, non avrebbe mai interrotto il rapporto con questa nuova realtà. Tra il 1963 e il 1969, Angelini partecipa all’attività dell’ISSEM, l’Istituto per lo studio dello sviluppo economico delle Marche, nato ad Ancona, principale luogo del dibattito sulla programmazione economica, sociale e territoriale di cui si sarebbe dovuta incaricare il futuro ente regionale marchigiano. Il suo impegno a inquadrare la fase di transizione che attraversa le Marche si manifesta anche all’interno del partito: in qualità di segretario scrive una lettera ai compagni del comitato regionale per un piano di sviluppo economico e democratico della regione Marche. Interviene inoltre al XII Congresso del Pci, evidenziando il definitivo superamento della mezzadria nell’Italia centrale come ‘chiave di volta’ dell’economia agricola, individuando una nuova strategia nella creazione di un blocco sociale tra classe operaia, contadini e ceti medi.
Il suo rilievo nella politica marchigiana lo si evince anche dall’inserimento del suo nome, nel luglio del 1964, nella lista di 731 politici e sindacalisti ‘sovversivi’ da arrestare, secondo il progetto di colpo di Stato prospettato dal generale dell’arma dei carabinieri Giovanni De Lorenzo, noto come Piano Solo.
Dal 1967 al 1970 è nominato vicepresidente dell’Ente regionale di sviluppo. Intanto, terminata l’esperienza in Parlamento, riprende quella all’interno del Consiglio provinciale, dove siede fino alla metà degli anni Ottanta. Nel quinquennio tra 1970 e 1975 è nominato vicepresidente nella giunta social-comunista presieduta dal socialista Salvatore Vergari. In seguito diventa presidente provinciale e regionale dell’Alleanza nazionale dei contadini, fino al 1977, quando questa confluisce nella Costituente contadina. Nello stesso periodo ricopre il ruolo di membro del Comitato Centrale del Pci.
Continua la sua militanza comunista fino al Congresso di Rimini del 1991 che porta allo scioglimento del Pci nel Pds. Già da tempo aveva manifestato la propria disapprovazione rispetto al nuovo corso impresso dai dirigenti nazionali del partito. Nell’aprile 1986 aveva inviato una dura lettera al congresso regionale e, un mese dopo, aveva attaccato pubblicamente i dirigenti pesaresi sul Resto del Carlino. Era stato inoltre tra i promotori del Circolo culturale Antonio Pesenti attorno al quale si erano raccolte molte anime della sinistra dissenziente pesarese. Dopo 47 anni lascia così il Partito comunista, aderendo a Rifondazione comunista, ma senza più ricoprire incarichi istituzionali e nel partito. Muore l’8 gennaio 2007, all’età di 86 anni.

Mari, Giuseppe
MdM_IT_P_00017 · Personne · 1911 dic. 30 - 2002 set. 20

Giuseppe Mari nasce il 30 dicembre 1911 a Urbino, nel quartiere San Polo, da Primo Mari e Teresa Galli. A Urbino, frequenta l’Istituto magistrale "Bernardino Baldi" presso cui si diploma nel 1930. Si laurea in Pedagogia all'Università di Torino nel 1938.
Dopo la laurea rientra a Urbino dove, nell'anno scolastico 1938-1939, insegna Materie letterarie nello stesso l’Istituto magistrale Baldi dove si era diplomato. L’anno successivo, l'11 aprile 1940, sposa a Urbino Giorgia Maselli. Dal loro matrimonio nasceranno tre figli.
Durante la seconda guerra mondiale, nominato ufficiale della VI Batteria costiera di Albinia di Orbetello, il 9 settembre 1943 è uno dei protagonisti dei pochi episodi di resistenza avvenuti contro l'esercito tedesco all'indomani dell’armistizio dell’8 settembre, per il quale verrà insignito della medaglia d'argento al valore militare.
Ritornato ad Urbino, il 18 settembre, insieme ad altri, partecipa a un assalto contro la caserma dei Carabinieri e asporta numerose armi e munizioni. A Urbino, inoltre, si adopera attivamente per organizzare la Resistenza contro i nazi-fascisti organizzando la partenza dei renitenti alla leva repubblichina verso i diversi distaccamenti partigiani.
Partecipa alla lotta partigiana con il nome di "Carlo Marini", prima come comandante del II Battaglione della V Brigata Garibaldi Pesaro poi, dal 2 settembre 1944, come comandante della Divisione Marche.
Giuseppe Mari, insieme a Ottavio Ricci in rappresentanza della V Brigata "Garibaldi" Pesaro, farà parte del Comitato provinciale provvisorio dell'ANPI che, dopo la Liberazione di Pesaro, si costituisce il primo novembre 1944. Il Comitato provvisorio verrà confermato dal primo congresso dell’Associazione, che si terrà il 14 gennaio 1945, e a Mari viene affidato il compito di proporre la composizione del Comitato direttivo e di stendere l'ordine del giorno del Congresso.
Con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 158 del 5 aprile del 1945, che prevedeva l'istituzione delle Commissioni per il riconoscimento delle qualifiche di partigiano combattente e per le proposte delle ricompense da attribuire ai patrioti, su indicazione dell'ANPI nazionale, viene costituita la Commissione incaricata di esaminare le domande di ammissione all'Associazione. Il Comitato provinciale, nella seduta del 28 luglio 1945, nomina Giuseppe Mari Presidente. L'intenso lavoro svolto da Mari per la Commissione è documentato dalle carte conservate nel Fondo Mari e dalle pratiche per il procedimento di riconoscimento che comprendono relazioni, ruolini, dichiarazioni e corrispondenza. A settembre 1946 su 2200 domande presentate saranno 1800 i partigiani riconosciuti dalla Commissione regionale. Con il Congresso del settembre 1946 a Mari viene affidata la Segreteria dell'ANPI provinciale, con la responsabilità "degli acquisti e delle vendite ANPI". A dicembre Mari viene inoltre indicato come rappresentante del Comitato provinciale nel Comitato regionale ANPI.
Da Segretario dell'ANPI Mari è coinvolto in un’attività intensissima, la gestione delle attività commerciali, le cooperative, l’Ospedale del reduce, il Collegio Raffaello di Urbino, le colonie estive, il cinema Arena e le numerose iniziative sportive e ricreative, impongono l’assunzione di personale che Mari deve coordinare dal punto di vista amministrativo e contabile. All'inizio del 1947 Mari accusa la difficoltà a dedicare tutto il tempo all'ANPI e propone le sue dimissioni. Il Comitato provinciale gli chiede di rimanere, ma i suo impegni aumentano. Mari, che subito dopo la guerra aveva aderito al PCI, è infatti nominato segretario della Federazione provinciale comunista di Pesaro e Urbino e, nel marzo del 1947, assume l’incarico dal Comitato regionale dell'ANPI di scrivere la storia della Divisione Marche. Mari è anche l’ideatore, insieme a Carlo Betti, del “Concorso filodrammatico” di cui il Comitato provinciale, nella seduta del 5 febbraio 1947, approva l’istituzione, autorizzando la spesa di 30.000 lire aumentate a 50.000 lire per l’anno successivo. Mari conferma le sue dimissioni a luglio 1947 e la Segreteria verrà affidata a Alfio Mauri.
A partire dagli anni Cinquanta ha inizio la sua attività di amministratore, prima Assessore del Comune di Pesaro, poi Assessore in Provincia nel 1956 e Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino dal 1957 al 1959. Rimarrà in Consiglio provinciale per 25 anni in sei diverse legislature e sarà Assessore di nuovo in quella del 1970 e del 1975.
Negli anni Sessanta Mari riprende l’insegnamento di lettere nelle scuole medie di Pesaro e Urbino e in vari istituti superiori della provincia di Pesaro.
Quando nell'ottobre del 1979 l’ANPI provinciale riprende la sua attività Mari entra nel Comitato direttivo e al Congresso dell'aprile del 1980 è eletto Vice presidente. Mari manterrà nel corso degli anni un ruolo determinante per l'ANPI e per l'Istituto pesarese per la storia del movimento di Liberazione, di cui è stato il primo presidente nel 1984. L’autorevolezza del suo ruolo sarà decisiva alla fine degli anni Ottanta quando il conflitto fra l'ANPI e l'Istituto porterà all'interruzione della loro collaborazione e alla separazione delle sedi, del patrimonio documentario e della Biblioteca.
Giuseppe Mari scriverà per giornali e riviste dal dopoguerra, fonda anche a metà degli anni Settanta la rivista della Provincia di Pesaro e Urbino, ma è soprattutto ricordato per i libri per ragazzi, le poesie e i volumi sulla storia della Resistenza. Ai ragazzi dedica i primi libri: “Padellino”, con le illustrazioni di Bernardo Leporini pubblicato da Milano-sera nel 1949, che trae ispirazione dall'esperienza di Enzo Merli durante la lotta di Liberazione e, nel 1955, “Due ragazzi contro le SS” che viene pubblicato dall'ANPI nazionale. Nel 1956 firma un contratto con la Feltrinelli per la pubblicazione del volume “Piccoli contrabbandieri della costa” e sottopone all'editore un altro racconto dal titolo “Repubblica dei piccioni”.
Negli anni Sessanta prosegue con la pubblicazione delle opere che rappresentano un punto di riferimento fondamentale per la storia della Resistenza nelle Marche e nella provincia di Pesaro e Urbino. Nel 1964, anno del gemellaggio tra Pesaro e Lubiana, di cui Mari fu uno dei promotori, esce "La resistenza in provincia di Pesaro e la partecipazione degli jugoslavi" a cura del Comune di Pesaro e, nel 1965, dopo lunghi anni di ricerca, pubblica in occasione del ventesimo anniversario della Liberazione, edito da Argalia, "Guerriglia sull'Appennino. la Resistenza nelle Marche". Nel 1996 esce "Pesaresi nella guerra: quattro storie di dignità e coraggio" in cui confluiscono le storie di Enzo Mini, Davide Mariani, Arnaldo Mauri e Augusto Paolucci. Dopo la sua morte uscirà un nuovo libro dedicato ai ragazzi, "I pivots nani di Basket Town", pubblicato dalla Provincia di Pesaro e Urbino nel 2011.
Mari è stato anche autore di poesie, nel 1987 viene pubblicato dall'Editrice Fortuna di Fano "33 poesie di 3 amici" con le opere di Emidio Bruni, Giuseppe Mari, Mario Omiccioli e le illustrazioni di Bruno Bruni. Dopo la sua morte, nel 2004 in occasione del sessantesimo anniversario della Liberazione, viene pubblicato il volume "Poesie", con una serie di opere inedite e, nel 2006, "Addio alle nostre armi", pubblicato dalla Provincia di Pesaro e Urbino, a cura di Mario Omiccioli. Il volume raccoglie le poesie di Mari, testimonianze di eventi della guerra di Liberazione, fotografie e la trascrizione del dattiloscritto "Dal diario di un partigiano della 5. Brigata Garibaldi" scritto da Mari fra il 7 e il 17 luglio 1944.
Giuseppe Mari muore a Pesaro il 20 settembre 2002 all'età di 90 anni.

Santini, Raul
MdM_IT_P_00478 · Personne
Mollaroli, Adriana
MdM_IT_P_00496 · Personne · 1954 nov. 30 -

Adriana Mollaroli è nata a Serra S.Abbondio (PU) il 30 novembre 1954, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico a Pergola si è laureata, con il massimo dei voti, in lettere moderne all'Università La Sapienza di Roma con il prof. Carlo Muscetta con una tesi sulla memorialistica comunista. Impegnata nel movimento studentesco, si è iscritta al PCI nel 1975, nella cosiddetta "leva berlingueriana". Rientrata nella provincia di Pesaro, ha fatto parte del gruppo dirigente della federazione del PCI.
A metà degli anni '80 ha iniziato un'esperienza di lavoro politico nella CGIL occupandosi del settore commercio (FILCAMS) e del coordinamento delle donne. Nel 1986 lascia la Cgil per lavorare nella scuola. Dal 1994 al 2010 è eletta nelle istituzioni, prima in Consiglio Comunale a Fano e nella giunta comunale a dirigere le politiche educative; successivamente, per due legislature in Consiglio Regionale.
Dal 2010 è insegnante all'I.T.A. " A. Cecchi" di Pesaro.