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Registo de autoridade
Litosroj
Pessoa coletiva
Longo, Luigi
Pessoa singular
Togliatti, Palmiro
MdM_IT_P_00032 · Pessoa singular · 1893 mar. 26 - 1962 ago. 21

Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo 1893 da famiglia piemontese. Il padre Antonio è impiegato statale, la madre Teresa Viale maestra. Nel 1911 vince, presso l'Università torinese, una borsa di studio del collegio Carlo Alberto per gli studenti delle province del vecchio Regno di Sardegna e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. In questo periodo ha inizio l'amicizia con Gramsci. Nel 1914 entra nel Psi e nel 1915 comincia la partecipazione alla politica attiva. Nello stesso anno si laurea con Luigi Einaudi, discutendo una tesi di economia politica sul regime doganale delle colonie. Nel 1918 comincia le collaborazioni al «Grido del popolo» e nel 1919 diviene redattore dell'edizione torinese dell'«Avanti!». Nel mese di aprile, con Gramsci, Tasca e Terracini, fondò L'Ordine nuovo», settimanale di cui cura la rubrica «La battaglia delle idee». Nel 1921, al momento della fondazione del Pcd'I, è caporedattore de «L'Ordine nuovo», divenuto quotidiano. Dall'ottobre si trasferisce a Roma per dirigere «Il Comunista». Nel 1922 viene eletto nel Cc dal II congresso del Pcd'I. Per contrasti con Bordiga viene escluso dalla delegazione che partecipa al IV congresso dell'Ic. Il 28 ottobre sfugge fortunosamente agli squadristi che devastano la redazione de «Il Comunista» e in novembre si trasferisce a Torino. Nell'aprile del 1923 è nominato membro nella direzione del partito in Italia. Il 21 settembre viene arrestato per la prima volta e rinchiuso a San Vittore dove rimane fino alla fine dell'anno. Nel 1924 svolge la relazione politica di maggioranza alla I conferenza nazionale del Pcd'I. Durante l'estate dello stesso anno partecipa al V congresso dell'Ic e viene chiamato a fare parte dell'esecutivo. Nominato nel Cc del Pcd'I eletto d'autorità dall'Ic, torna nuovamente membro dell'esecutivo. Il 2 aprile 1925 viene arrestato per la seconda volta e rilasciato per amnistia il 29 luglio. Al congresso di Lione è confermato nell'esecutivo e nominato rappresentante del Pcd'I presso l'Ic. Giunto a Mosca il 14 febbraio, vi resta fino al gennaio dell'anno successivo quando assume la direzione del centro estero del partito, costituitosi a Parigi. Qui comincia a dirigere «Lo Stato operaio», rivista teorica del Pcd'I. In maggio partecipa all'VIII esecutivo allargato dell'Ic. Nel luglio il centro estero del partito viene spostato a Lugano e nel 1928 viene trasferito a Basilea, dove in gennaio si svolge la II conferenza nazionale del Pcd'I. Nel luglio Togliatti si trasferisce a Mosca dove partecipa al VI congresso dell'Ic. Nel gennaio 1929 viene arrestato ed espulso dalla Svizzera. In luglio, prende parte al X esecutivo allargato dell'Ic. Nel 1931 partecipa al IV congresso del Pcd'I. Nel settembre 1934 viene eletto nel segretariato dell'Ic e prepara con Dimitrov il VII congresso. Da ottobre a dicembre è in Francia e in Belgio per organizzare gli aiuti alle vittime della reazione in Spagna e per seguire da vicino gli sviluppi della politica di fronte unico e fronte popolare in Spagna. Dal gennaio all'aprile del 1935 tiene a Mosca le Lezioni sul fascismo. Nel luglio al VII congresso dell'Ic svolge una delle due relazioni generali, sul II punto all'ordine del giorno. La permanenza a Mosca viene interrotta da due viaggi in Spagna come inviato dell'Ic nel luglio del 1937 e dal settembre 1937 al 1939. In seguito alla sconfitta della Spagna repubblicana, ripara avventurosamente prima in Algeria e quindi in Francia, dove pone a capo del centro estero del partito Novella, Massola, Roasio ai quali si aggiunge in seguito Negarville. Il 1° settembre viene arrestato a Parigi e rimane in carcere, sotto falso nome, per sei mesi. Scarcerato, raggiunge alcune settimane dopo l'Unione Sovietica. Il 29 giugno 1941, con il nome di Mario Correnti, comincia da Mosca le trasmissioni radiofoniche destinate all'Italia. Il 27 marzo 1944 sbarca a Napoli, tornando in Italia dopo 18 anni di esilio, e promuove la svolta di Salerno. Il 22 aprile diviene ministro senza portafoglio del nuovo governo Badoglio. In giugno esce il primo numero di «Rinascita», rivista di cui è direttore fino alla morte. Dopo la liberazione di Roma, il 18 giugno viene confermato ministro senza portafoglio nel primo governo Bonomi ed è poi vicepresidente del consiglio nel secondo governo Bonomi. Dalla metà di giugno ai primi di dicembre del 1945 è ministro di grazia e giustizia nel governo Parri. Dal dicembre al 1 luglio del 1946 ricopre lo stesso incarico nel primo gabinetto De Gasperi. L'8 agosto viene nominato segretario generale del Pci, carica formalmente vacante dall'arresto di Gramsci. Il V congresso nazionale del Pci lo conferma segretario generale del partito. Nelle elezioni del 2 giugno 1946 è eletto all'Assemblea costituente. Alle elezioni politiche del 18 aprile 1948, che segnano la sconfitta del Fronte popolare, è eletto alla Camera nella circoscrizione di Roma. Viene confermato in tutte le successive legislature, ricoprendo sempre la carica di presidente del gruppo parlamentare comunista. Il 14 luglio 1948 viene gravemente ferito all'uscita della Camera dei deputati dallo studente siciliano Antonio Pallante. In questo anno sotto la sua supervisione comincia la pubblicazione dei quaderni del carcere di Gramsci. Il 17 dicembre 1950 si reca a Mosca dove rifiuta la richiesta di Stalin di trasferirsi a Praga per divenire segretario del Kominform. Nella seduta del Cc del 14 marzo 1956 riprende i temi della destalinizzazione, già trattati da Krusciov durante il XX congresso del Pcus tenutosi a Mosca nello stesso anno, ma tace sul «rapporto segreto». Sulla genesi e le degenerazioni dello stalinismo torna a giugno nell'intervista concessa a «Nuovi argomenti». In dicembre con la relazione all'VIII congresso nazionale rilancia la via italiana al socialismo. Nel 1960 pubblica negli Annali Feltrinelli La formazione del gruppo dirigente del Pci nel 1923-1924. Nel 1962 trasforma «Rinascita» in settimanale. Il 13 agosto 1964, mentre visita il campo dei pionieri di Artak nei pressi di Yalta è colpito da emorragia cerebrale. Muore il 21 agosto 1962 e i funerali si svolsero a Roma il 25 agosto.

Filippini, Rosa
MdM_IT_P_00459 · Pessoa singular
Della Fornace, Elio
MdM_IT_P_00596 · Pessoa singular · 1920 gen. 7 - 2016 lug. 1

Nasce a Pesaro il 7 gennaio 1920, nella frazione di San Pietro in Calibano. San Pietro in Calibano, oggi Villa Fastiggi, in ricordo di Pompilio Fastiggi ucciso dai fascisti nel marzo del 1944, vede dalla fine dell’ottocento svilupparsi l’associazionismo operaio e contadino: prima la Società di mutuo soccorso, poi nel 1896 la sezione del Partito socialista e fra il 1905 e il 1906 la nascita della Lega mezzadrile e della Cooperativa di consumo. Negli stessi anni le organizzazioni cattoliche e la Parrocchia cercano di contrastare l’egemonia socialista fondando la Cassa Rurale di depositi e prestiti. L’avvento del fascismo non sembra toccare la comunità che, nel 1926, veniva ancora definita dai pochi fascisti residenti “una repubblica comunista”. Gli iscritti alla lega e i militanti socialisti e comunisti sono prevalentemente braccianti, mezzadri, operai e artigiani del paese e della piana lungo il Foglia, più legate al mondo cattolico e alla Parrocchia sono invece le famiglie di piccoli proprietari e coltivatori diretti che abitano il “Monte”. Fra queste la famiglia Della Fornace che, fino alla guerra, si mantiene in disparte e non è coinvolta dalla passione politica che anima la comunità. Elio, che frequenterà solo le scuole elementari, matura tuttavia presto una insofferenza nei confronti delle condizioni di vita nelle campagne e soprattutto dell’arretratezza del lavoro contadino. Alla sua curiosità e sete di conoscenza compensa la madre che non manca di procuragli quotidiani da leggere.
Nel gennaio del 1940 parte militare, trasferito a Rodi in Grecia, vi rimarrà fino al 2 settembre 1943 quando tornerà in licenza con l’ultima nave partita dall’isola. L’8 settembre lo coglie a casa, dove trova una situazione cambiata, la famiglia è ora in contatto con gli antifascisti del paese e nasconde Oliviero Mattioli che, dopo la liberazione dal carcere il 27 agosto 1943, insieme a Pompilio Fastiggi inizia nella clandestinità, a ricostruire il partito comunista e a organizzare la lotta armata contro il fascismo. Elio Della Fornace è fra quei giovani che partecipano al corso, organizzato nell’inverno del 1943, a San Pietro in Calibano a Villa Spreti, per i commissari politici che dovevano affiancare i comandanti partigiani nei distaccamenti che operavano in montagna. Nello stesso periodo è attivo nell’organizzazione dei giovani per la lotta partigiana, assiste i militari che disertano l’esercito invitando i contadini a fare quello che possono per dare loro alloggi e vestiti, ma il suo compito più importante è reperire le armi per trasferirle ai primi reparti partigiani. Dal 1 novembre 1943 al 28 agosto 1944 sarà Commissario politico del II Distaccamento del II Battaglione della Brigata Gap Villa Fastiggi.
Ancora prima della liberazione inizia l’attività sindacale con la ricostituzione delle leghe mezzadrile. La lotta al fascismo e il sostegno alle rivendicazioni dei contadini contro l’arroganza padronale vanno di pari passo. Dopo la Liberazione gira tutta la provincia per ricostruire le sezioni del Partito Comunista e, dal 1945, è impegnato nelle lotte per la ricostruzione della Valle del Foglia su basi cooperative che dovevano contrapporre al sistema mezzadrile un modello fondato su “aziende agricole associate“. Dal 1945 entra come componente del Partito Comunista nella CGIL provinciale, rimanendo nella segreteria fino al 1954. Al I Congresso provinciale della CGIL, tenuto a Pesaro dal 20 al 22 aprile 1947, sarà uno dei cinque componenti della mozione comunista delegato a partecipare al I Congresso nazionale della CGIL unitaria tenuto a Firenze dal 1 al 7 giugno 1947. E’ fra i fondatori, insieme ad Augusto Gabbani, della Federterra. Fino alla metà degli anni Cinquanta l’attività politica come funzionario di partito e l’attività sindacale si intrecciano, frequenta la Scuola di partito alle Frattocchie nel 1953 e nel 1955 e ricopre la carica di Consigliere e Assessore della Provincia di Pesaro e Urbino dal 1951 al 1960.
Dal 1997 è vicepresidente dell’ANPI provinciale di Pesaro e Urbino. Muore a Pesaro il 1 luglio 2016.

Bonetti, Otello
MdM_IT_P_00549 · Pessoa singular · [192-?] -

Cameriere. Al secondo Congresso provinciale della Cgil del 1949 viene eletto nel Comitato esecutivo, come rappresentante della corrente Unità repubblicana ed è tra i delegati al Congresso nazionale per la corrente repubblicana. È segretario Filcams tra 1966 e 1967. Nel 1969, al VII Congresso, è eletto nel Comitato direttivo della Camera del lavoro provinciale, come rappresentante della corrente mazziniana ed è tra i delegati al Congresso nazionale.

Bianchi, Aldo
MdM_IT_P_00467 · Pessoa singular · 1924 apr. 22 - 1993 gen. 11

Aldo Bianchi nasce a Montegrimano in una famiglia di mezzadri, il 22 aprile 1924. Riesce a frequentare soltanto le scuole elementari, poi, come di consueto tra i figli dei mezzadri, inizia a lavorare. Richiamato alle armi nell’estate del 1943 è fatto prigioniero dopo l’8 settembre e viene internato nel campo di concentramento di Essen, sotto campo di Buchenwald. Rientrato in Italia, riprende il suo lavoro da mezzadro. Ma la situazione è diversa. Nelle campagne la situazione si fa ben presto esplosiva. Aldo Bianchi diventa un punto di riferimento delle lotte dei contadini per la revisione dei patti colonici, l’applicazione del Lodo De Gasperi, il superamento delle regalie ai padroni. Dal 1945 al 1955 è capolega. In un’intervista ricorda la solida organizzazione della lega dei mezzadri: «Le famiglie iscritte alla lega dei mezzadri erano 125 su 128: tutto funzionava a perfezione, ogni frazione del Comune si era data un nucleo dirigente e quando si impartiva una indicazione di lavoro e di lotta da parte del Comitato lega, la risposta era totale». L’organizzazione contro il residuo feudale delle regalie era così solida, da fare sì che i capponi destinati per Natale al padrone finissero alla Lega, anche se poi molti mezzadri pagarono i gesti di ribellione con disdette, bastonate e denunce. In occasione del III Congresso provinciale della Federmezzadri del 1952 è nominato sia nella Commissione tesseramento che nel Comitato direttivo, assieme a Augusto Gabbani e Giovanni Costantini. Nel 1956 Aldo Bianchi entra nella segreteria della Camera del lavoro provinciale e viene nominato alla direzione della Federmezzadri provinciale. Guida così da segretario il V, nel 1957, e il VI, nel 1960, Congresso della Federmezzadri. Assieme a Pino Monaldi e al socialista Vero Reggiani è nominato come delegato provinciale al Congresso nazionale della Federmezzadri. Continua a occuparsi di agricoltura in diversi incontri, come i convegni del Pci sullo sviluppo economico e sociale delle Marche o la conferenza regionale sull’agricoltura del 3 e 4 febbraio 1962. A questo impegno affianca quello nel consiglio provinciale di Pesaro, al quale è eletto nel 1960. Nel 1961 è nominato nel direttivo dell’Inam, in rappresentanza dei lavoratori dell’agricoltura insieme a Elmo Del Bianco e Gino Morotti. Nel 1963 entra nel Comitato regionale della Cgil. L’anno dopo si candida al consiglio comunale di Pesaro e subentra a Giacomo Mombello alla segreteria della Camera del lavoro di Pesaro. Data la sua esperienza passata guarda ai rapidi mutamenti che coinvolgono le campagne, dove la realtà mezzadrile sta scomparendo in favore dell’agricoltore-proprietario, e la necessità di adeguare il sindacato alla trasformazione socioeconomica che travolge il Paese. Egli intende la necessità di non abbandonare il processo a un puro spontaneismo, ma di governarlo attraverso ‘riforme strutturali’, come afferma al Convegno sull’agricoltura nelle Marche del 1962. Da segretario affronta dunque la crisi congiunturale che segue l’esaurimento degli anni del miracolo economico. Al VI Congresso della Camera del lavoro provinciale che si tiene a Urbino nel marzo del 1965, quantifica i licenziamenti in tutta la provincia di novemila unità, settemila nel solo settore dell’edilizia, 1200 in quello del mobile. La cognizione dell’emersione di nuovi problemi nelle fabbriche, nelle campagne e negli uffici si traduce anche nella necessità di dare una forte sterzata ai rapporti all’interno della Cgil provinciale tra funzionario e attivista, come egli stesso nota alla conferenza programmatica della Camera del lavoro, evidenziando i segni di logoramento di un’organizzazione imponente e influente, con i suoi 20.000 organizzati. Il compito del rinnovamento l’avrebbe tuttavia affidato al suo successore: nel 1967 lascia la segreteria per diventare segretario del Pci. Con questa carica viene eletto per la terza volta al Consiglio provinciale. Il 7 maggio, alle elezioni legislative anticipate del 1972, viene eletto al Senato nel collegio di Pesaro e Urbino. Nel corso della VI Legislatura è membro della 11a Commissione permanente lavoro, previdenza sociale, dove ricopre l’incarico di segretario, per poco meno di tre mesi, dal 13 aprile al 4 luglio 1976, data di fine legislatura, essendosi verificate elezioni anticipate il 20 giugno 1976. Dal 2 dicembre 1975 fino alla fine della legislatura risulta anche membro della Commissione parere enti pubblici e personale dipendente. Esaurita l’esperienza parlamentare, dal 1977 al 1985 è Segretario della Cna di Pesaro. Muore a Pesaro l’11 gennaio 1993.

Biettini, Enrico
MdM_IT_P_00469 · Pessoa singular · 1936 apr. 6 -

Nasce nel 1936 a Roma. I genitori non lo riconoscono e viene adottato da una famiglia di contadini del sud della Ciociaria. Vive ad Arnara di Frosinone. Sono anni decisivi per la sua adesione al Partito socialista: nella sua infanzia tocca con mano la tragica miseria di quelle terre, mentre macina giorno per giorno i chilometri nel fango per raggiungere il paese. «Se non si voleva camminare nella fanga, perché era umiliante arrivare in paese tutti sporchi ed essere derisi delle nostre condizioni, allora si doveva camminare nella strada bianca, ma si allungavano ancora di più le distanze» ha dichiarato in un’intervista rilasciata nel 2005. Nel paese riesce a frequentare la scuola fino alla quinta elementare. Poi è costretto a interrompere, per andare al pascolo. Studia di notte, con il lume a petrolio e d’estate dà lezioni di ripetizione ai ragazzi della zona rinviati a ottobre, nelle pause dal lavoro. Nel 1948, a soli dodici anni si avvicina alla politica ed entra nel Fronte popolare, facendo volantinaggio per il Partito socialista nella sua zona. Lo spinge uno spiccato senso di giustizia sociale, maturato leggendo parole di Garibaldi. A quattordici anni lascia la sua famiglia adottiva e ritorna in brefotrofio sperando di poter migliorare la sua condizione e di poter studiare e coltivare il sogno di diventare insegnante. Non riesce a realizzarlo, ma dall’orfanotrofio romano viene portato alla 'Città dei ragazzi', fondata dove sorgeva il campo di Fossoli da don Zeno Saltini. Qui fa lavori di artigianato e gli viene concesso di andare a scuola. Sceglie come mestiere da apprendere quello del sarto. Ma dopo pochi mesi avviene per Enrico Biettini una nuova svolta. Dopo lo scioglimento della Città dei ragazzi per motivi economici si sposta all’orfanotrofio di Pesaro nel 1950, città consigliatagli da un sarto conosciuto a un comizio di Di Vittorio a Roma. Qui comincia a lavorare presso la sua bottega ed esce dall’orfanotrofio, venendo accolto per un anno a casa sua. All’inizio degli anni Cinquanta viene introdotto al sindacato da Otello Bonetti, cameriere, repubblicano mazziniano.
Il 17 febbraio 1953 si iscrive al movimento giovanile socialista, dove gli viene proposto un impiego a tempo pieno, una sorta di tuttofare impegnato nel partito e nel sindacato. Nel 1959 la Cgil gli propone di spostarsi a Fano, dove la Camera mandamentale stava affrontando un momento difficile. Affianca Benito Severi, come vicesegretario: ha la responsabilità diretta del settore contadino nella Federmezzadri. Tra il 1959 e il 1961 è tra i protagonisti della mobilitazione dei lavoratori ortofrutticoli contro gli esportatori che non garantivano al momento della consegna dei prodotti un introito, né comunicavano loro i prezzi ed eventuali ricavi, ma li vincolavano a sé attraverso dei prestiti. Lo scontro sarebbe stato duro e sarebbe durato per settimane in una città blindata, ma avrebbe dato frutti: vengono aumentati i prezzi all’ingrosso, conferita una garanzia di base del valore dei prodotti, sono liberalizzati i rapporti di sudditanza tra contadini ed esportatori. Inoltre Biettini segue la battaglia portata avanti nei confronti dell’associazione nazionale bieticoltori per una liberalizzazione dei prodotti, rispetto al regime di monopolio esistente che imponeva prezzi in maniera unilaterale e ne differiva il pagamento.
Nel 1964 torna a Pesaro. Al Congresso della Camera provinciale, è eletto segretario aggiunto alla Camera del Lavoro di Pesaro, come rappresentante della quota Psiup, in sostituzione di Giacomo Mombello, che lasciava la segreteria camerale ad Aldo Bianchi.
L’incarico gli viene nuovamente rinnovato nel 1967, come esponente della Filtea. Nel 1969, in occasione del VII Congresso, è scelto tra i delegati al Congresso nazionale. Nello stesso periodo, tra il 1960 e il 1970, è eletto al consiglio comunale di Fano. Per tre anni riceve anche l’incarico di assessore, ma vi deve rinunciare per l’incompatibilità con il successivo incarico sindacale.
All’VIII Congresso della Cgil viene confermato nella segreteria provinciale e nominato tra i delegati al Congresso nazionale. Dopo la confluenza del Psiup nel Pci nel 1972, Biettini passa al Psi, continuando a essere nominato segretario aggiunto della Camera del Lavoro e a seguire la Camera mandamentale di Fano. Nello stesso anno è nominato per la Cgil nel comitato direttivo e nella segreteria, assieme a Pino Monaldi, della federazione unitaria della Cgil, Cisl e Uil. Rimane nella segreteria camerale della Cgil fino al 1980, quando lascia il sindacato per l’incarico di segretario provinciale del Psi. Nel complesso, con i suoi sedici anni consecutivi, è la figura rimasta più a lungo nella segreteria nella storia della Camera del Lavoro di Pesaro.

Gasperoni, Pietro Natale
MdM_IT_P_00476 · Pessoa singular · 1947 dic. 25 -

Nasce a Novafeltria il 25 dicembre 1947. Iscritto al Pci e funzionario della Cgil dal 1969. È stato segretario della Camera del Lavoro di Novafeltria e responsabile provinciale degli edili. Nel 1975 è responsabile provinciale per il settore legno. Dal 1983 al 1987 è segretario della Cgil di Fano.