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Registo de autoridade
Galuzzi, Giuseppe
MdM_IT_P_00590 · Pessoa singular · 1928 gen. 22 - 2018 set. 12

Giuseppe Galuzzi nasce a Trasanni, frazione di Urbino, il 22 gennaio 1928. Proviene da una famiglia numerosa di origini romagnole che vide sia il padre che un nonno emigrati in Germania. È il quinto di sette figli. Frequenta la scuola elementare e solo successivamente, con l’interesse e la volontà dell’autodidatta, consegue il diploma di terza media. Terminata la scuola elementare nel 1940, di fronte ad una situazione economica deteriorata, in cui, come ricorda lo stesso Galuzzi, «si faceva la fame [seppure] non completamente», già l’anno successivo va a lavorare ‘a garzone’ presso una famiglia contadina di mezzadri dove lavora per un anno. Lo scoppio della guerra, che si «porta di via» i due fratelli maggiori richiamati alle armi, peggiora ulteriormente le condizioni economiche. A Trasanni si trova anche una delle più grandi polveriere dell’aeronautica militare in cui lavorano molte famiglie del luogo, i ‘casanti’, come venivano chiamati, e qui Galuzzi prende il posto dei fratelli maggiori. L’inizio della sua formazione politica risale al 1943, quando entra in contatto con militanti comunisti che organizzano incontri clandestini e, dopo l’8 settembre, con le prime formazioni armate partigiane, i GAP locali, con cui inizia a collaborare come staffetta portando armi di notte nei rifugi o ordini e comunicazioni e contribuendo a scrivere messaggi antifascisti sui muri. Tutto ciò fino all’agosto del 1944, quando, liberata Urbino, si ricostituiscono le leghe dei mezzadri e si riorganizza il sindacato unitario fino all’insediamento della Camera del Lavoro provinciale. Galuzzi, in prima istanza, si iscrive al Fronte della Gioventù, l’organizzazione fondata dal comunista Eugenio Curiel che raccoglieva i giovani antifascisti di diverso orientamento, poi, nel 1945, aderisce alla Federazione giovanile comunista italiana (Fgci) e quindi al Pci. Le condizioni delle campagne, che per quanto misere, diversamente dai centri urbani bombardati, avevano consentito di sfamare chi vi abitava, erano ormai incapaci di offrire opportunità di lavoro in un contesto d’incremento della disoccupazione. Il vetusto patto colonico mezzadrile rappresenta un ulteriore intralcio alla modernizzazione dei processi produttivi e all’emancipazione di vaste masse. Da qui l’asprezza del ciclo di lotte. Partecipa attivamente alla vita organizzativa del Pci e rimarca, nei suoi ricordi, quanto si partecipasse costantemente alle riunioni e alle iniziative sindacali pur lavorando nei cantieri. Infatti, seppure saltuariamente, Galuzzi lavora come muratore nella ricostruzione di ponti e della linea ferroviaria Urbino-Fermignano. Tuttavia, tra il 1950 e il 1951, insieme ad altri, è costretto a lasciare Urbino per andare ad Aosta, dove lavora sempre nell’edilizia. Anche in quel contesto non viene meno l’attivismo politico, in particolare diffondendo il quotidiano del Pci, l’Unità, tanto che nel 1951 viene invitato dalla Federazione dei giovani comunisti di Aosta a rimanere in loco per promuoverne l’organizzazione e contribuire all’espansione nella regione. Per questo motivo, dopo un breve soggiorno nei luoghi natii, viene inviato a Torino, dove frequenta un corso di formazione politica organizzato dal Pci. Qui ha modo di ascoltare lezioni di dirigenti ed intellettuali come Italo Calvino e conosce numerosi dirigenti e parlamentari comunisti. Rientra ad Aosta, in cui trascorre l’inverno, ma già tra marzo e aprile la condizione economica dell’organizzazione comunista è talmente fragile che non può permettersi di pagare un altro funzionario. Galuzzi, quindi, ritorna a lavorare in un cantiere, ma non prima di essersi speso nella campagna elettorale locale ed incorrere, durante attività propagandistiche, in un fermo. Ciò lo porta, in un momento di nervosismo, ad una colluttazione con il commissario della pubblica sicurezza cui segue l’arresto. Solo la protesta dei giovani compagni porta alla scarcerazione il giorno successivo. Ad ogni modo, rientra successivamente a Pesaro ed è chiamato dal Pci a lavorare con la Cgil, prima, per un breve periodo, come dirigente del settore sindacale giovanile, poi, nell’inverno del 1953, dopo che il partito lo aveva inviato a Macerata Feltria, per la campagna elettorale contro la cosiddetta ‘legge truffa’ (che avrebbe permesso di assegnare il 65% dei seggi alla lista o alla coalizione di liste che avesse superato il 50% dei voti validi). Qui nel 1954 (fino al 1957) è incaricato dalla Cgil di dirigere la Camera del Lavoro mandamentale. Si tratta di un’area territoriale importante che include tredici comuni, ma è anche una zona povera, con una netta prevalenza dell’economia mezzadrile, dove i rapporti fra mezzadri e padroni sono ancora particolarmente tesi e conflittuali dopo il cosiddetto ‘sequestro dei padroni’ per l’effettiva attuazione del Lodo De Gasperi già promulgato nel maggio 1947. Come si è detto, «sono anni legati alle vertenze per le pensioni ai mezzadri e alla contestazione delle disdette che, quasi sempre notificate con preavviso di poche settimane e senza la necessità di indicare una giusta causa, mandano in rovina il mezzadro e la sua famiglia». Nel 1957 Galuzzi è richiamato a Pesaro e, dopo un periodo presso la Fillea, lavora nella segreteria provinciale della Federmezzadri. Nel 1963 inizia una lunga e combattiva esperienza presso l’Ufficio vertenze della Camera del Lavoro provinciale. In questo ruolo si occupa in particolar modo delle rivendicazioni e dei contratti di quelle categorie di lavoratori che non sono singolarmente rappresentate: da chi è impiegato nelle farmacie (per cui c’era solo un contratto nazionale di carattere normativo e non economico a livello nazionale), agli addetti ai trasporti, dagli assicuratori a collaboratori/collaboratrici familiari, dai facchini ai barbieri/parrucchieri. In alcuni casi si conseguono risultati inaspettati e particolarmente rilevanti. Tra questi, si segnalano il contratto regionale per gli impiegati delle assicurazioni e la quattordicesima mensilità per i fornai di Pesaro, che sono i primi a livello nazionale ad ottenere questa integrazione salariale. Negli anni Sessanta, inoltre, sempre a Pesaro, superando i pareri discordi della Cgil nazionale che nutre in merito una diffidenza che non si può definire semplicemente ideologica, bensì dettata dal fatto che ciò avrebbe potuto creare un vulnus per deregolamentare qualifiche e contratti più solidi ritagliati sulla figura lavorativa impiegata a tempo pieno, si realizza il primo contratto part-time per le lavoratrici della Standa. Un luogo, quest’ultimo, come ricorda Galuzzi, in cui prima «non riusciva ad entrare nessuno di sinistra». Per giungere a quel tipo di contratto, infatti, prima si era riusciti ad ottenere una commissione interna, a nominare un rappresentante e a conquistare il diritto di svolgere un’assemblea. In questo caso sarà anche impugnato, con successo, il rifiuto del datore di lavoro di pagare come straordinario le ore eccedenti il part-time, che si registrano in particolare nei periodi di maggiore attività dell’azienda. Galuzzi, inoltre, gioca un importante ruolo anche nell’ambito della cooperazione riguardante la grande distribuzione. In seguito all’adesione della pesarese Alleanza Cooperativa alla Coop Romagna Marche e alla difficoltà occupazionali che si crearono, Galuzzi ha modo di lavorare di concerto con il segretario della Filcams di Ravenna affinché nasca proprio a Pesaro, nell’area dell’ex Montecatini (ormai dismessa e chiusa dalla metà degli anni Ottanta), una delle prime imponenti strutture dedicate alla grande distribuzione come Ipercoop. E ciò avviene non senza frizioni e opposizioni all’interno dello stesso Pci. Se l’esperienza all’Ufficio vertenze termina nel 1979, egli rimane attivo nella Cgil fino al 1989, ricoprendo per un decennio l’incarico di rappresentarla nella commissione regionale dell’Inps. Ha anche modo, inoltre, di lavorare nella Commissione provinciale per la distribuzione degli alloggi popolari presso l’Istituto Autonomo delle Case popolari (Iacp), Dopo il pensionamento continua il suo attivismo nel Sindacato Pensionati e torna a risiedere a Trasanni dove ha modo di dedicarsi anche all’attività agricola. Muore a Urbino il 12 settembre 2018.

Frontalini, Anna
MdM_IT_P_00529 · Pessoa singular · 1959 mag. 4 -

Nata a Fano. Nel 1991 Direttrice patronato Inca.

Tornati, Giorgio
MdM_IT_P_00010 · Pessoa singular · 1937 nov. 5 -

Giorgio Tornati nasce a Pesaro il 5 novembre 1937.
Consegue la laurea in scienze geologiche presso l'Università di Roma nel luglio 1962.
Nel 1963 partecipa, assieme a Marcello Stefanini e ad altri giovani docenti e studenti, alla costituzione del Circolo politico culturale Antonio Gramsci di Pesaro, che rimarrà attivo fino al 1968.
Al termine del servizio militare (1962-1964) intraprende l'insegnamento di matematica e fisica presso l’Istituto tecnico per geometri di Pesaro, la scuola media annessa al riformatorio minorile di Pesaro, l’Istituto tecnico per ragionieri di Cagli e l’Istituto magistrale di Fano.
A Cagli Tornati conosce Maria Augusta Pecchia, insegnante di letteratura presso lo stesso istituto, che sposa il 9 luglio 1966 e dalla quale avrà due figli, Claudio e Paolo.
Nel 1965 viene eletto consigliere comunale di Pesaro e dal 1968 ricopre l’incarico di assessore ai lavori pubblici, allo sport, all'edilizia pubblica nella giunta presieduta dal sindaco Giorgio De Sabbata.
Nel 1966, eletto segretario della sezione centro del Partito comunista italiano (PCI) di Pesaro, entra a far parte del Comitato federale. È delegato al Congresso nazionale del PCI.
Nel 1970 viene nuovamente eletto consigliere comunale ed è assessore nella giunta presieduta dal sindaco Marcello Stefanini.
Nel dicembre 1972 si dimette dall’insegnamento e dal ruolo di assessore, diventa funzionario del PCI e viene chiamato a far parte della Segreteria regionale fino al 1975 con incarico di responsabile regionale di enti locali e regione. Dal 1975 al 1978 è segretario della Federazione provinciale del PCI di Pesaro e Urbino.
Dal 1978 al 1987 è sindaco di Pesaro.
Fa parte della direzione nazionale dell’ANCI, di cui per alcuni anni ricopre l’incarico di presidente del Comitato regionale.
Dal 1985 è consulente della casa editrice Maggioli, per la quale dal 1990 dirige UMUS, rivista bimestrale sull’organizzazione della cultura nelle istituzioni pubbliche.
Nel 1987 è promotore dell’associazione nazionale Enti locali per la cultura (ELART).
Dal 1987 al 1992 è senatore della Repubblica. Membro della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali), viene nominato responsabile del Gruppo comunista. È anche componente della Giunta per gli affari della Comunità Europea.
Nel 1989 fonda l'Associazione Focalis, osservatorio legislativo in materia ambientale, che svolge un’intensa attività fino al 1993.
Nel 1992, terminato il mandato parlamentare, si dimette dalla carica di consigliere comunale ed esce dal Partito democratico della sinistra (PDS).
Dal 1992 al 1998, in qualità di consulente in materia di legislazioni e politiche ambientali, collabora con enti pubblici e società private del settore.
Nel 1994 partecipa alla fondazione dell’Associazione Palomar, nata al fine di favorire l’informazione e il dibattito su questioni culturali, politiche, sociali, economiche, ambientali e istituzionali all’interno della comunità cittadina.
Nel 1996 si iscrive nuovamente al PDS in omaggio al suo amico Marcello Stefanini, morto nel 1994, cui viene dedicata la Sezione Centro di Pesaro.
Nel 1998 costituisce l’associazione Città e cittadini, che tratta problemi politici e istituzionali apertisi nel centrosinistra.
Nel 1999 esce dai DS e si candida come sindaco con la lista I Democratici di Prodi. Viene eletto consigliere comunale, incarico che svolge fino al 2004 in opposizione alla giunta di centro-sinistra.
Nel 2003 svolge l'incarico di direttore dell'Autorità di Ambito Territoriale Ottimale (A.A.T.O) n. 1 Marche Nord - Pesaro e Urbino, in applicazione della legge Galli sull’organizzazione dei gestori delle acque destinate al consumo umano. Nel 2004 è presidente dei Comitati tecnici di gestione dei contratti di servizio per l'affidamento del servizio idrico integrato e di igiene urbana del Comune di Pesaro presso ASPES multiservizi Spa.
Nel 2004 cessa il mandato di consigliere comunale e si ritira dall'attività politica.
Nel 2015 istituisce una borsa di studio indirizzata a studentesse meritevoli iscritte al primo anno di università, in memoria della moglie Maria Augusta Pecchia.

Giannotti, Flaminio
MdM_IT_P_00558 · Pessoa singular · [193-?] -

A partire dal 1960, almeno fino al 1968, è direttore provinciale dell'Inca. Nel 1961 è delegato all’Inam in rappresentanza dei lavoratori dell’industria. L’incarico gli viene rinnovato nel 1968. Nel 1969 è eletto nel Comitato direttivo della Camera del lavoro provinciale in occasione del VII Congresso e figura tra i delegati provinciali al Congresso nazionale.

Marini, Franco
MdM_IT_P_00562 · Pessoa singular
Didò, Mario
MdM_IT_P_00564 · Pessoa singular
Tinti, Alfio
MdM_IT_P_00547 · Pessoa singular
Neri, Elvio
MdM_IT_P_00576 · Pessoa singular · 1939 apr. 2 -

Nato a Pergola da una famiglia di contadini, ha conseguito il diploma di scuola media a Pergola. Inizia la sua attività sindacale, dopo una fase di collaborazione alla Cgil, viene eletto Segretario della Camera del lavoro di Pergola a 20 anni fino a 21 anni quando è andato a fare il militare, occupandosi della Federmezzadri. Al ritorno si reca a Milano dove fa un corso per la vendita di macchine per l'ufficio e rimane fino al 1964. Torna a Pergola su invito di Nino Binotti, insegnate, partigiano, dirigente del Pci e Sindaco di Pergola che gli chiede di candidarsi nelle liste del Pci di Pergola alle elezioni amministrative. Binotti muore durante un comizio dopo le elezioni. Neri si sente investito della responsabilità datagli da Binotti in quanto il più giovane fra gli eletti. Viene nominato capogruppo consigliare del Pci all'opposizione. Torna a lavorare alla Cgil ma deve dimettersi per l'incompatibilità con la carica comunale. Andrà a formare l'alleanza dei contadini e contemporaneamente diventa funzionario del Pci e con le elezioni del 1970 diventa vice sindaco, assessore alla pubblica istruzione di Pergola, contribuisce ad abolire le pluriclassi portando le scuole al capoluogo con tutti i servizi. Nel 1985 viene eletto alle amministrative e diventa consigliere provinciale. Continua a fare il funzionario di partito fino agli anni Novanta. Nel 1992 il presidente della CTF (azienda trasporti merci conto terzi) lo chiama e lo incarica prima come responsabile commerciale poi coordinatore generale fino al 2005. Poi passa alle aziende partecipate della CTF fino al 2012. Viene nominato Presidente della Fondazione XXV Aprile fino al 2018.

Bonanni, Raffaele
MdM_IT_P_00569 · Pessoa singular
Cecchi, Claudio
MdM_IT_P_00047 · Pessoa singular · 1922 gen. 22 - 2013 lug. 6

Claudio Cecchi nasce a Pesaro il 20 gennaio 1922.
Il nonno Antonio Cecchi era stato ufficiale di marina ed esploratore delle zone interne dell'Etiopia, contrario ad ogni forma di colonialismo e di schiavismo era sostenitore di un intervento pacifico italiano in Somalia, Nel 1896 muore eroicamente a Lafolè, all'interno della Somalia, nella spedizione che aveva il compito di esplorare la riva sinistra dell'Uebi, e di farsi amiche le popolazioni per stringere con esse trattati ed accordi commerciali.
Il padre, Gino Cecchi, rimasto orfano sia della madre sia del padre appena dodicenne, entra nella carriera diplomatica giovanissimo, sarà console a Hodeida (Yemen), ad Aden, San Francisco, Barcellona, Calcutta, rappresentante per l'Italia in Romania nella Commissione europea per in Danubio, ministro plenipotenziario in Afghanistan e in Colombia. Nel 1932 rifiutò la tessera del PNF dichiarando il dissenso politico al governo, venne quindi arrestato e internato in manicomio, dimesso dopo alcuni mesi riuscì a emigrare con la famiglia in Francia dove rimase fino alla fine della guerra, quando riprese la carriera diplomatica come console generale a Parigi. La madre, Angiola Picciola, figlia del poeta Giuseppe Picciola e nipote di Giuseppe Vaccaj, pittore e uomo politico, era lei stessa una buona pittrice.
Claudo Cecchi seguì la famiglia nelle diverse sedi diplomatiche, senza frequentare le scuole pubbliche, sostituite dalle lezioni della madre e delle governanti, viene ammesso al Liceo Mamiani di Pesaro solo per i primi due anni in quanto il padre non voleva che aderisse alle organizzazioni giovanili fasciste, con il trasferimento della famiglia in Francia frequenterà il liceo e si diplomerà a Grenoble. Dopo lo scoppio della guerra rimarrà a Parigi con il padre e lì si laurea in legge. Rientra in Italia per la chiamata alle armi ed inizia da subito una sua attività anti regime, distribuendo volantini e tracciando scritte antifasciste sui muri della città. Nel febbraio 1943 fu convocato all'Ufficio politico dei Carabinieri e interrogato sulla sua formazione politica, Cecchi non nascose le sue idee, tuttavia il fatto di non appartenere a nessuna formazione sovversiva gli evitò immediate conseguenze repressive, ma non impedirono che fosse segnalato alla scuola per sotto ufficiali di Sassuolo. Dopo l'8 settembre insieme ad altri componenti del battaglione venne fatto prigioniero a Pisa, riesce però a fuggire subito con un compagno e dopo due giorni ad arrivare a Pesaro. A febbraio del 1944 viene contattato dal CLN di Pesaro e il 4 marzo viene convocato per frequentare dal 5 al 16 a San Petro in Calibano (oggi Villa Fastiggi) un corso "di tipo catechistico e d'impostazione marxista" insieme a Giorgio De Sabbata, Carlo Paladini, Elio Della Fornace e Odoardo Ugolini. il 17 marzo raggiunge la zona di Cantiano ed è nominato commissario politico del distaccamento “Pisacane” col quale partecipa alla vittoriosa battaglia di Vilano (25 marzo 1944) in appoggio al Battaglione “Picelli”, aggredito da 500 nazifascisti provenienti da Cagli. Per il ruolo avuto nella battaglia di Vilano Cecchi verrà decorato con la medaglia di bronzo al Valor militare con decreto dell'11 marzo 1953. Nel giugno del 1944, nel territorio della frazione Paravento di Cagli, Cecchi è protagonista della battaglia scatenata dall'attacco del tedeschi dopo l'uccisione di un soldato e la cattura di due loro militari. Dopo oltre ventiquattro ore di assedio, la vocazione diplomatica di Cecchi consente il rilascio di una trentina di ostaggi presi dai tedeschi. Dopo la battaglia di Paravento a Cecchi viene affidato il comando del I Battaglione di cui i Pisacane era un Distaccamento. Nel 1944, dopo la Liberazione della sua città, Claudio Cecchi è nominato, su indicazione del CLN, Commissario prefettizio all'Amministrazione provinciale di Pesaro, ma si dimette il 28 ottobre per arruolarsi nel Corpo italiano di Liberazione, si ammala però gravemente e sarà ricoverato in sanatorio per tubercolosi polmonare fino al 1950. Dichiarato grande invalido avrà la Croce al merito di guerra. Nell'ottobre 1950 si sposa con Anna Giordani, attivista dell'UDI, impegnata nel Movimento per la pace e tra i delegati al Congresso mondiale del 1949. Si iscrive al Pci ma se ne allontana per i fatti di Ungheria nel 1956; rimane in politica come consigliere e poi assessore al Comune di Pesaro e, successivamente dal 1975 al 1980, come Presidente della Azienda municipalizzata autoservizi e nettezza urbana (Amanup). Nel dopoguerra si dedica anche alla professione forense e all’insegnamento del francese. Sarà presidente per molti anni dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra e componente il Comitato direttivo dell'Anpi provinciale di Pesaro e Urbino. Muore a Pesaro il 6 luglio 2013.