Nasce il 7 gennaio 1905 in una famiglia di commercianti ambulanti: il padre ha tendenze anarchiche, la madre è cattolica. Ottiene come titolo di studio la quarta elementare. Milita nell’Azione Cattolica dalla nascita fino al 1940, rivestendo la carica di presidente locale per diversi anni. Si specializza come falegname carradore, Durante il fascismo lavora per proprio conto oppure per alcune ditte in Africa. Si sposa e ha due figli. Dal 1939 al 1942 emigra in Germania per lavoro, venendo rimpatriato per motivi disciplinari, avendo protestato sulle condizioni lavorative. Durante questo soggiorno avviene la sua conversione dalla fede cattolica al comunismo. A segnarlo è un episodio, che racconta in un’intervista rilasciata nel 1985. Aveva incontrato dei prigionieri russi e a uno di loro aveva offerto pane e salame. Questo aveva chiesto un coltello e aveva diviso il poco cibo con tutti i nove compagni. «Io cattolico se mi avessero dato un pezzo di pane e un pezzo di salame l’avrei dato agli altri o l’avrei mangiato di nascosto dove non mi vedeva nessuno con la fame che c’ho», si chiede. «Allora è più civile di me». Questa immagine di solidarietà lo avvicina al comunismo. Partecipa alla guerra di liberazione, collaborando al Comando partigiano di Fano. In questa veste partecipa al disarmo di alcuni carabinieri. Finita la guerra, dal 1945 è attivista della sezione di San Costanzo e responsabile di organizzazione. Qui diventa molto popolare tra i contadini della Valle del Metauro. Dal 1946 è attivista di Federazione. Per due anni è responsabile ad Orciano. Nello stesso periodo è nominato membro della commissione provinciale di organizzazione. Nel 1949 viene condannato insieme ad Adolfo Cenci per avere duramente condannato la repressione della manifestazione mezzadrile del 29 luglio. Nello stesso anno viene incaricato del ruolo di segretario della sezione Pci di Fano e, per due anni, anche di quello di segretario della locale Camera del Lavoro. L’anno successivo diventa responsabile di organizzazione della Federmezzadri provinciale. Nel 1952, al Congresso provinciale, viene nominato delegato provinciale al Congresso nazionale della Federmezzadri. In questi anni incorre in un nuovo arresto, in seguito alle manifestazioni condotte nel Montefeltro e nella valle del Metauro, intorno al rinnovo del patto colonico. Nel 1960 è tra i delegati della Federmezzadri al VI Congresso provinciale della Camera del lavoro. In questa occasione viene nuovamente eletto nel comitato direttivo. La nomina gli viene confermata al Congresso successivo, nel 1963. Nel 1963 è all’Ufficio contratti e vertenze della Camera del lavoro. Dal 1951 viene eletto consigliere provinciale, carica che ricopre per svariati mandati fino al 1970.
Renato Ognibene è nato a Modena in una famiglia di antifascisti, a sedici anni lascia la scuola per aderire alla Resistenza, è Partigiano combattente nella Brigata "Aristide", che opera nella zona di Carpi. Dopo la Liberazione riprende gli studi, ma ben presto diventa un dirigente delle Associazioni contadine della CGIL.
Deputato del Partito Comunista Italiano, eletto nel collegio di Parma, dal 1963 al 1972, nella IV e V legislatura, Ognibene fu anche, dal 1978 al 1986, consigliere del Comitato economico sociale dell'Unione Europea. Per anni ha anche operato, al fianco di Omar Bisi, come vice presidente dell'ANPI di Modena. Prima della malattia che l'ha costretto al ritiro e che lo ha portato alla morte, Renato Ognibene aveva avuto modo di dichiarare "...nella vita di una persona, come nella vita di una nazione, ci sono alcuni valori che non si vendono e non si comprano, che non si cedono. Ecco perché la riaffermazione dei valori della Resistenza nella realtà di oggi, a cominciare dalla pace, è il terreno per la costruzione di un rinnovato patto tra le generazioni".
Ognibene ha partecipato alla Costituente Contadina ed è stato vicepresidente nazionale della Confederazione italiana coltivatori (Cic). Ha ricoperto anche la carica di presidente nazionale dell’Inac, il Patronato della Cia.
Nasce ad Acqualagna nel 1934 in una famiglia di origini contadine. La sua formazione politica e sindacale inizia in Umbra, a Gubbio, dove rimane fino al 1954. La prima esperienza nella Cgil è nella Federmezzadri, si avvicina al Partito comunista, ma con posizioni moderate. Emigra in Lussemburgo, quando torna per le ferie dopotre anni gli viene proposto di diventare segretario della Camera del Lavoro di Pergola e vi rimarrà dal 1960 al 1967; successivamente è attivo nella Federmezzadri provinciale, di cui è firmatario, in qualità di segretario, dell’accordo Provinciale intersindacale sulla mezzadria siglato il 21 luglio 1970 presso la sede dell’Unione provinciale degli Agricoltori. Nel 1974 è membro della segreteria provinciale della Camera del Lavoro e nel 1975 segretario della Filtea.
Nasce a Macerata Feltria il 17 ottobre 1920, in una famiglia di coltivatori diretti. Ha tre fratelli e una sorella. Dopo aver frequentato le scuole elementari inizia a lavorare nel podere di famiglia. Durante la seconda guerra mondiale è mandato in servizio a Fiume dal 1940 al 1943. L’8 settembre lo sorprende a Monfalcone, mentre sta tornando nella città istriana dopo un periodo di licenza. Con un viaggio rischioso, approfittando della confusione, riesce a ritornare a casa, dove attende la fine della guerra, riprendendo il lavoro nel podere di famiglia. Nel frattempo lavora come operaio edile, impiego tenuto fino al settembre del 1947. Subito dopo la liberazione si iscrive al Pci e si impegna nell’organizzazione delle leghe contadine. Il suo status sociale di piccolo proprietario non è in contraddizione con la scelta. In realtà la disgregazione della proprietà fondiaria e l’arretratezza delle campagne avvicinava le condizioni di piccoli proprietari e mezzadri. Entra nel frattempo nella Camera del Lavoro per il Mandamento di Macerata Feltria, costituita nel 1944 da Mario Martini. Quella maceratina costituisce una realtà emblematica della campagna dell’entroterra pesarese che presenta scarsa produttività, una conduzione tecnicamente arretrata, ancestrali rapporti tra i padroni e i mezzadri. Vi sono tutti gli elementi perché il territorio venga coinvolto nelle agitazioni mezzadrili, che uniscono la richiesta dell’applicazione del Lodo De Gasperi alle rivendicazioni per una generale riforma dei patti agrari, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l’abolizione delle regalie. Il 10 settembre 1947 Secondo Giannini viene incaricato di guidare la segreteria mandamentale di Macerata Feltria. Vive così da protagonista questa stagione di lotta, culminata nel celebre episodio del “sequestro dei padroni” del 28 dicembre 1947. Egli infatti sarebbe stato denunciato e rinviato a giudizio, ma successivamente assolto per insufficienza di prove. La dimostrazione viene fortemente criticata dalla Federmezzadri provinciale per le azioni messe in atto – blocco delle principali strade e occupazione dell’ufficio postale – e per gli effetti controproducenti, come la mole di disdette che colpiscono molti mezzadri, costringendoli a emigrare. Per le sue qualità organizzative Secondo Giannini tuttavia non solo viene confermato alla segreteria per altri cinque anni, ma sostituisce Giovanni Costantini alla direzione del locale sindacato mezzadri. Negli anni successivi anima alcuni “scioperi alla rovescia”, in particolare sulla strada del Fossatone che congiungeva il comune con Montegrimano e Mercatino Conca. Subisce una nuova denuncia e questa volta una condanna per una manifestazione di solidarietà con gli eccidi di Melissa. Nel 1953 è chiamato nella Camera del Lavoro provinciale per dirigere il sindacato degli edili, dove continua a sostenere nuovi scioperi alla rovescia per la strada panoramica appena cominciata; dal 1957 al 1969 viene chiamato a guidare il sindacato dei braccianti, nella cui segreteria era entrato fin dal 1955, e l’Alleanza contadina, che contende alla Coldiretti l’organizzazione dei coltivatori diretti, riuscendo a radicarsi in alcune realtà, soprattutto in seguito alla progressiva trasformazione dei contratti mezzadrili in affitti. «Quando sono andato a lavorare là non c’era niente, nessun gruppo, nessuna organizzazione» ha ricordato in un’intervista, rilasciata all’inizio degli anni Duemila. Nel 1969 Secondo Giannini costituisce a Fano una cooperativa che si occupa della commercializzazione del cavolfiore, particolarmente diffuso nel territorio. Ben presto l’organizzazione supera i mille soci, ma si trova in una difficile situazione finanziaria. Riesce a superarla solo grazie all’intervento dell’Ente di sviluppo regionale che le affida la gestione della centrale ortofrutticola di Fano.
All’attività sindacale Secondo Giannini affianca quella politica. Si iscrive al Pci fin dal 1945. L’anno successivo è nominato segretario nella sezione di Santa Maria Valclava, attività che mantiene fino al dicembre del 1949. Nello stesso anno diventa membro del Comitato federale del Pci. Nel 1964 è candidato alle elezioni comunali del Pci di Pesaro, venendo eletto. Nel 1970 entra invece in Consiglio provinciale dove resta in carica cinque anni. Dal 1975 al 1980 torna a essere consigliere nel consesso comunale di Pesaro.
Componente per il partito comunista della Segreteria nazionale della Federmezzadri.
Nato a Montecerignone.
Massimo Rossini nasce in Ancona nel 1941 in una famiglia antifascista, il padre fa il panettiere ed è anarchico, la madre, casalinga, è di famiglia comunista, con una sorella fra le fondatrici del partito in Ancona. Il padre era sindacalista e nei primi anni del dopoguerra riesce a mobilitare i panettieri per ottenere una giornata di riposo settimanale. Il contesto famigliare favorisce l'avvicinamento di Massimo al Partito comunista e alla Cgil. Si iscrive alla Fgci giovanissimo, a quindici anni ha la sua prima tessera, ed è attivo nell'attività politica soprattutto durante le campagne elettorali. Inizia a lavorare come fabbro e poi come idraulico già prima dei quattordici anni, si sposta per conto di una ditta di Ancona in tutta Italia fino a 19 anni. All'interno della Ditta è attento a difendere le condizioni di lavoro e a ottenere per se e per tutti gli altri dipendenti gli adeguamenti della contingenza. Nel 1961 arriva a Pesaro per lavoro e, dopo aver trovato la fidanzata e messo su famiglia, vi si ferma a vivere. Inizia a lavorare nel 1974 all'Azienda municipalizzata del gas e diventa subito delegato per poi entrare nella segreteria della Fnle (Federazione nazionale lavoratori dell'energia). Nel 1995 con il suo pensionamento passa nel direttivo dell Spi per poi diventare presidente della Lega di Pesaro.